venerdì 12 Settembre 2025
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Violenza in Carcere: Allarme Sicurezza e Crisi Penitenziaria

Un episodio di violenza all’interno del carcere di Palmi, in Calabria, ha messo in luce le criticità strutturali e le tensioni crescenti che affliggono il sistema penitenziario italiano.

Un detenuto, in regime di custodia cautelare ai sensi dell’articolo 14 bis, ha aggredito un assistente della Polizia penitenziaria, tentanto di strozzarlo per motivi apparentemente banali.

Solo l’intervento tempestivo di un gruppo di agenti ha impedito che l’aggressione avesse conseguenze più gravi.
L’evento, segnalato dal segretario provinciale dell’OSAPP, Marco D’Agostino, è interpretato come un sintomo di una situazione di profonda crisi, esacerbata da una carenza cronica di personale.

Questa insufficienza numerica sottopone gli agenti a un carico di lavoro eccessivo, rendendoli sempre più vulnerabili e vittime di aggressioni.
Il fenomeno, lungi dall’essere isolato, si inserisce in un contesto di progressivo deterioramento delle condizioni di sicurezza e di umanizzazione della pena.
Pasquale Montesano, segretario generale aggiunto dell’OSAPP, sottolinea come l’aggressione di Palmi sia il riflesso di un problema più ampio, radicato nel sovraffollamento carcerario generalizzato e nella gravissima carenza di agenti.

A livello nazionale, si stimano oltre 16.000 detenuti in eccedenza rispetto alla capienza regolamentare, mentre la carenza di personale della Polizia penitenziaria supera le 17.000 unità.
Questa disparità tra numero di detenuti e risorse umane disponibili costringe gli agenti a turnazioni estenuanti, compromettendo la loro salute fisica e mentale e violando diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione.

L’emergenza penitenziaria italiana non è una questione meramente operativa, ma una sfida complessa che interpella le istituzioni.
Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio e il Governo Meloni sono chiamati ad assumersi la responsabilità di porre fine a questa situazione insostenibile, non solo in ottemperanza agli obblighi di legge, ma anche per un imperativo morale.

È necessario un intervento urgente e strutturale, che preveda un aumento significativo del personale, una riorganizzazione degli spazi carcerari e un ripensamento delle politiche di reinserimento sociale, affinché le donne e gli uomini della Polizia penitenziaria possano operare in condizioni di sicurezza, dignità e rispetto dei diritti umani, contribuendo a un sistema penitenziario più giusto ed efficace.
La “carneficina” di cui si parla non è solo fisica, ma anche psicologica e morale, e richiede un impegno concreto e duraturo da parte di tutto il Paese.

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