La violenza contro le donne non è un crimine isolato, ma una profonda violazione dei diritti umani, un’offesa alla dignità intrinseca di ogni individuo e un ostacolo fondamentale alla piena realizzazione di una società equa e libera.
Affermare che si tratta di un atto contro la libertà di tutti è riconoscere come questa piaga non discrimini solo le vittime dirette, ma corroda le fondamenta stesse del nostro tessuto sociale, minando la sicurezza e il benessere di ogni cittadino.
La Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne rappresenta un momento cruciale di riflessione e rinnovato impegno.
Il percorso compiuto finora, pur denotando progressi legislativi significativi, come l’inasprimento delle pene e il rafforzamento del Codice Rosso e delle misure di prevenzione, non può essere considerato definitivo.
Il mero aggiornamento normativo, per quanto necessario, non è sufficiente a sradicare un fenomeno radicato in dinamiche culturali, sociali ed economiche complesse.
Le risorse investite – il raddoppio dei finanziamenti per i centri antiviolenza e le case rifugio, la strutturazione e il potenziamento del reddito di libertà, la promozione del numero 1522 e le iniziative di educazione e sensibilizzazione – costituiscono un solido punto di partenza, ma richiedono un’evoluzione costante.
È imperativo non solo mantenere, ma incrementare questi interventi, estendendoli a contesti territoriali marginali e a fasce di popolazione particolarmente vulnerabili.
Il vero cambiamento risiede nella capacità di agire a monte, investendo in programmi di prevenzione che promuovano l’educazione all’affettività, al rispetto e alla parità di genere fin dalla prima infanzia.
È essenziale decostruire stereotipi e pregiudizi che alimentano la cultura della violenza, promuovendo modelli di mascolinità responsabili e relazioni basate sulla reciprocità e sull’uguaglianza.
La sfida più ardua è quella di creare un sistema di supporto completo e accessibile per le vittime, che non si limiti all’assistenza immediata, ma offra percorsi di recupero psicologico, legale ed economico, garantendo la protezione e la possibilità di ricostruire una vita libera dalla paura e dall’oppressione.
La fiducia nelle istituzioni e nei servizi di supporto è un elemento cruciale: è necessario ascoltare le vittime, credere alle loro storie e garantire loro giustizia e protezione.
La promessa di un’Italia in cui nessuna donna si senta sola, minacciata o non creduta è un obiettivo ambizioso, ma imprescindibile.
Richiede un impegno collettivo, un cambiamento culturale profondo e un’azione costante da parte di ogni istituzione, ogni famiglia e ogni singolo individuo.
Non si tratta solo di applicare leggi, ma di costruire una società più giusta, più sicura e più umana, dove la libertà e la dignità di ogni persona siano inviolabili.








