La precarietà e l’incertezza continuano a segnare il panorama dello Yemen meridionale e orientale, acuite da recenti operazioni militari che hanno colpito infrastrutture vitali come il porto di Mukalla.
Questi attacchi aerei, attribuiti alla coalizione guidata dall’Arabia Saudita, si inseriscono in un contesto di conflitti sempre più complessi e stratificati, che vedono contrapporsi interessi regionali e dinamiche interne al paese.
Al centro di questa instabilità si pone il Consiglio di Transizione Meridionale (STC), un’entità secessionista sostenuta dagli Emirati Arabi Uniti, che rivendica l’indipendenza del Sud Yemen. La sua ascesa ha creato una frattura profonda, non solo con il governo riconosciuto a livello internazionale, ma anche all’interno della coalizione guidata dall’Arabia Saudita.
Sebbene formalmente alleati contro i ribelli Houthi, le tensioni tra l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sono diventate sempre più evidenti, alimentando un pericoloso gioco di rivalità per l’influenza nella regione.
Il porto di Mukalla, strategicamente importante per l’economia del Sud Yemen e un punto nodale per l’accesso agli aiuti umanitari, è un bersaglio sensibile.
Il suo danneggiamento aggrava ulteriormente la crisi umanitaria già drammatica, che affligge il paese da anni.
Milioni di persone dipendono dagli aiuti per la sopravvivenza, e l’interruzione delle forniture rischia di precipitare intere comunità in una situazione di estrema vulnerabilità.
Le motivazioni alla base di queste azioni militari rimangono nebulose, ma è probabile che siano legate a una combinazione di fattori politici, economici e strategici.
L’Arabia Saudita, nel tentativo di mantenere la stabilità regionale e contrastare l’influenza iraniana, potrebbe aver mirato a indebolire il potere del STC o a inviare un messaggio alle fazioni interne.
Gli Emirati Arabi Uniti, a loro volta, potrebbero aver utilizzato il STC come strumento per perseguire i propri interessi economici e geopolitici, promuovendo un Sud Yemen autonomo e allineato con le loro politiche.
La situazione è resa ancora più complessa dalla presenza di altri attori regionali e internazionali, ciascuno con i propri obiettivi e interessi.
Gli Stati Uniti, ad esempio, forniscono supporto logistico e militare alla coalizione guidata dall’Arabia Saudita, sebbene con crescenti preoccupazioni per le ripercussioni umanitarie del conflitto.
L’Iran, a sua volta, sostiene i ribelli Houthi, alimentando un conflitto per procura che sta devastando il paese.
La complessità di questa situazione rende difficile prevedere l’evoluzione futura dello Yemen. Tuttavia, è chiaro che la risoluzione del conflitto richiederà un approccio globale che tenga conto degli interessi di tutti gli attori coinvolti, promuova il dialogo inclusivo e garantisca la protezione dei civili.
Altrimenti, lo Yemen rischia di rimanere intrappolato in un ciclo di violenza e instabilità, con conseguenze devastanti per la popolazione e per la sicurezza regionale.
La necessità di un cessate il fuoco immediato e di un’azione umanitaria urgente è più impellente che mai.





