Attacco alla sicurezza pubblica: condannato a sette anni uno dei rapinatori. Fermezza della magistratura contro i reati violenti. Complici ancora liberi, necessario rafforzare le indagini per garantire la sicurezza cittadina. Promuovere una cultura del rispetto reciproco e della legalità per evitare esperienze traumatiche e ingiuste.

L’episodio di violenza perpetrato ai danni di un giovane studente appena maggiorenne giunto a Milano per sostenere un esame universitario rappresenta un grave attacco alla sicurezza e alla tranquillità pubblica. Il giudice Alberto Carboni, valutando attentamente la gravità dei fatti, ha deciso di infliggere una pena di sette anni a uno dei cinque rapinatori coinvolti nell’aggressione, superando così di gran lunga la richiesta del pubblico ministero che si fermava a poco più di quattro anni. Questa decisione dimostra la fermezza della magistratura nel contrastare i reati violenti e nel tutelare le vittime di tali atti criminali. È preoccupante il fatto che due complici siano ancora in libertà e che altri due non siano stati nemmeno identificati, evidenziando la necessità di rafforzare le indagini e l’azione delle forze dell’ordine per garantire una maggiore sicurezza nelle nostre città. La società civile deve condannare con fermezza episodi simili e lavorare insieme alle istituzioni per promuovere una cultura del rispetto reciproco e della legalità, affinché nessun altro giovane debba mai vivere un’esperienza così traumatica e ingiusta.

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