06 maggio 2025 – 16:21
Sembra impossibile che la morte di Sharmin Sultana, una donna giovane e piena di vita, sia stata manipolata e dissimulata con tanta abilità da Ahmed Mustak, il marito che l’ha accompagnata nella tomba. Le indagini hanno messo in evidenza un quadro complesso di motivazioni e dinamiche, che vanno al di là della semplice accusa di femminicidio.L’avvocato Vittoria Garbarini ha sollevato dubbi sulla serietà delle prove a carico dell’imputato, evidenziando una serie di incongruenze e contraddizioni nelle dichiarazioni rese da Mustak. Secondo l’interpretazione della difesa, la morte della moglie potrebbe essere stata un incidente senza premeditazione, che il marito avrebbe cercato disperatamente di occultare per paura di essere incolpato.Tuttavia, le ricostruzioni dei fatti e i risultati delle indagini non lasciano alcun dubbio: la donna è stata uccisa, e l’uomo ha cercato di inscenare il suicidio. La motivazione addotta dall’accusa – che Sharmin Sultana volesse emanciparsi dal marito e trovare un lavoro, scatenando la collera dell’uomo – non risulta pienamente convincente.E’ necessario approfondire i contesti sociali e psicologici in cui si sono svolte le vicende. E’ importante considerare il peso delle dinamiche di potere all’interno delle relazioni di coppia, il ruolo dei mezzi di comunicazione sociale nella costruzione dell’opinione pubblica e la risposta istituzionale alle violenze contro le donne.La sentenza è prevista per il 27 maggio: solo in quel momento si saprà con certezza se l’accusa riuscirà a condannare Mustak a una pena severa, o se l’avvocato Garbarini potrà convincere la corte ad assolvere l’imputato per difetto di prove.
