Allagamenti e crolli: il Nord Barese alle prese con la furia del maltempo

La perturbazione atmosferica che ha investito il nord barese questa mattina ha lasciato dietro di sé un quadro di disagi diffusi, mettendo a dura prova la resilienza della comunità e rivelando le fragilità infrastrutturali del territorio.

L’intensità delle precipitazioni, con un accumulo pluviometrico superiore ai 66 millimetri in poche ore, ha rapidamente saturato le capacità di smaltimento delle acque, innescando una serie di eventi critici che hanno richiesto l’intervento coordinato di Vigili del Fuoco, tecnici comunali e Protezione Civile.

A Trani, la situazione più critica si è verificata nei sottovia, due opere cruciali per la viabilità cittadina, rese impraticabili dall’allagamento.
Sebbene le idrovore siano state prontamente attivate per mitigare l’accumulo d’acqua, la velocità delle precipitazioni ha superato le capacità di pompaggio, evidenziando la necessità di un ripensamento delle strategie di gestione delle acque meteoriche.
La riapertura di via delle Tufare e via del Ponte Romano, seppur positiva, sottolinea l’impatto temporaneo e l’urgenza di soluzioni strutturali a lungo termine.
Il crollo di un albero in via Olanda, che ha danneggiato un’autovettura, è sintomo di una gestione del verde urbano che necessita di una valutazione più accurata, considerando l’impatto del cambiamento climatico e l’aumento della frequenza di eventi meteorologici estremi.

La caduta di un albero in via D’Aragona, a Barletta, in prossimità di un istituto scolastico, riafferma questa stessa urgenza.

Le infiltrazioni d’acqua registrate in alcuni plessi scolastici hanno sollevato preoccupazioni per la sicurezza degli studenti e la funzionalità delle strutture educative.

L’intervento dei tecnici comunali, con l’utilizzo di cestelli per la pulizia dei pluviali, ha permesso di risolvere temporaneamente la situazione, ma evidenzia una vulnerabilità che richiede un piano di manutenzione preventiva più rigoroso.

Il crollo del muretto in via Verdi, a Trani, sebbene prontamente gestito, è un campanello d’allarme relativo alla manutenzione del patrimonio edilizio privato e alla sua integrazione con lo spazio pubblico.

La tempestività del proprietario nel voler procedere alla ricostruzione è encomiabile, ma solleva interrogativi sulla responsabilità condivisa nella prevenzione di tali eventi.

L’episodio complessivo non può essere interpretato come un evento isolato, bensì come una manifestazione concreta delle conseguenze dell’urbanizzazione selvaggia, della scarsa manutenzione delle infrastrutture e della crescente imprevedibilità dei fenomeni atmosferici.

La risposta immediata dell’emergenza è stata efficace, ma è imperativo ora intraprendere un percorso di resilienza territoriale che includa investimenti in opere idrauliche, miglioramento della gestione del verde urbano, rafforzamento della rete di monitoraggio meteorologico e sensibilizzazione della popolazione sull’importanza della prevenzione e dell’adattamento al cambiamento climatico.

La fragilità infrastrutturale mostrata non è solo una questione tecnica, ma un problema di sicurezza collettiva e di sviluppo sostenibile del territorio.

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