Il gioco d’azzardo in Puglia rappresenta un fenomeno di proporzioni allarmanti, con una spesa annua che si avvicina ai 12 miliardi di euro, un dato che, rapportato alla popolazione regionale, rivela una media di oltre 3.000 euro pro capite, includendo anche i minori.
Questo quadro, delineato nel dossier “Azzardomafie” di Libera, mette in luce un intreccio complesso tra dipendenza patologica, economia sommersa e infiltrazioni criminali organizzate.
Bari, il capoluogo, si distingue come epicentro di questa problematica, con una spesa che supera il miliardo di euro, sintomo di una cultura del rischio, spesso alimentata da dinamiche sociali e marginalità.
A distanza seguono Taranto, Foggia, Lecce, Brindisi e Barletta, con cifre significative che testimoniano la capillare diffusione di sale giochi, agenzie di scommesse e altri esercizi legati al gioco.
La Puglia si colloca al quinto posto in Italia per numero di clan coinvolti in attività illecite, sia in ambito illegale che in quello apparente “legale”.
Questa posizione non è casuale: la presenza radicata della criminalità organizzata ha favorito la proliferazione di attività legate al gioco d’azzardo, sfruttando le vulnerabilità individuali e sociali per generare profitti illeciti.
La tragica vicenda di Domenico Martimucci, ucciso il 5 marzo 2015 a Altamura a seguito di un attentato dinamitardo mirato alla sala giochi Green Table, è la più drammatica testimonianza del legame tra gioco d’azzardo e mafie.
L’omicidio, frutto di una guerra tra gruppi criminali per il controllo del mercato delle slot machine, ha segnato la regione come la prima a subire una vittima civile innocente nelle dinamiche delle “azzardomafie”.
Le azioni di contrasto da parte delle autorità hanno portato alla confisca di sei sale giochi, un segnale tangibile dell’impegno a smantellare le strutture criminali che operano nel settore.
Le interdittive antimafia, un importante strumento di prevenzione e contrasto, hanno visto un’intensificazione delle emissioni, con un totale di 15 provvedimenti emanati da sei prefetture distribuite su tutto il territorio nazionale (Nord, Centro e Sud), con particolare concentrazione nella provincia di Foggia, che ha registrato 10 interdittive nel 2023, 2 nel 2024 e 3 nel 2025.
La conferma di ulteriori 7 interdittive da parte dei Tribunali Amministrativi Regionali (TAR) e dal Consiglio di Stato, che hanno respinto i ricorsi dei titolari delle aziende coinvolte, sottolinea la solidità giuridica delle azioni intraprese e la determinazione delle istituzioni nel perseguire la legalità e la tutela della collettività.
La complessità del fenomeno richiede un approccio multidisciplinare, che comprenda azioni di contrasto alle attività illecite, interventi di prevenzione e sensibilizzazione, e supporto alle persone fragili, al fine di ridurre la spesa complessiva e, soprattutto, le conseguenze devastanti sul tessuto sociale ed economico della regione.







