Un sofisticato schema di trasferimento fraudolento di beni aziendali ha visto coinvolta un’impresa biscegliese, un tempo pilastro nella produzione di prodotti da forno, ma ora in stato di fallimento, e una neonata società.
Al centro dell’architettura illegale, un ex dipendente, figura chiave nella perpetrazione di una strategia volta a eludere le conseguenze di una potenziale bancarotta fraudolenta.
L’operazione, meticolosamente orchestrata, mirava a preservare l’attività produttiva tramite un’entità parallela, sfruttando la rete di relazioni e la conoscenza del settore.
Le indagini della Guardia di Finanza, coordinate dalla Procura di Trani, hanno svelato un complesso intreccio di operazioni finanziarie e gestorie finalizzate alla sottrazione di asset dalla società in liquidazione giudiziale.
La ricostruzione degli eventi ha permesso di individuare un meccanismo di distrazione sistemica, che ha visto la proprietà di beni, impianti e know-how trasferiti a una nuova realtà imprenditoriale.
Questa società “erede”, apparentemente indipendente, ha deliberatamente replicato l’identità della precedente attività, ereditandone sede, marchio e immagine coordinata, nel tentativo di mascherare il vero intento fraudolento.
La prova inoppugnabile dell’inganno risiede nella documentazione sequestrata presso l’abitazione dell’imprenditore fallito, ma riconducibile all’amministrazione occulta della nuova società, gestita di fatto dall’ex rappresentante legale dell’impresa originaria.
Questi documenti rivelano un quadro di controllo e direzione parallelo, evidenziando un’anomalia strutturale che mina la trasparenza delle operazioni e suggerisce un tentativo di perpetuare l’attività attraverso una facciata legale.
Le testimonianze di due lavoratori impiegati in nero, emerse durante le perquisizioni, corroborano ulteriormente la tesi investigativa.
Questi dipendenti hanno dichiarato di aver costantemente ricevuto direttive dall’amministratore di fatto, confermando il suo ruolo centrale nell’orchestrare la frode.
La situazione di sfruttamento del lavoro nero e la mancanza di rispetto delle normative contrattuali sottolineano la gravità delle irregolarità riscontrate.
Per scongiurare ulteriori danni economici e tutelare il rispetto delle leggi, le autorità finanziarie hanno richiesto e ottenuto un provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale, in collaborazione con l’Ispettorato Territoriale del Lavoro.
Le accuse mosse, che includono bancarotta fraudolenta, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e ricettazione di beni di origine illecita, testimoniano la complessità e la gravità delle violazioni commesse, sollevando interrogativi sull’etica e la legalità delle pratiche commerciali in un contesto economico sempre più complesso e competitivo.
L’inchiesta è ancora in corso e si prefigge di accertare la piena estensione della rete di illeciti e di individuare tutti i responsabili.






