Un atto di profonda eco emotiva e simbolica ha scosso la comunità scolastica del liceo scientifico Salvemini di Bari: l’affissione di una bandiera palestinese, recante la scritta “Non in nostro nome”, sul cancello d’ingresso. Il gesto, compiuto all’alba, immediatamente prima dell’inizio delle lezioni, non è un semplice atto di protesta, ma un grido di coscienza che emerge dalle giovani generazioni, un tentativo di dare voce a un dolore che sembra non avere fine.La scelta della dicitura “Non in nostro nome” è particolarmente significativa. Essa suggerisce una distanza netta e inequivocabile dalle violenze e dalle sofferenze che affliggono la Striscia di Gaza, sottolineando l’inconciliabilità tra i valori di umanità, giustizia e rispetto dei diritti fondamentali, e le azioni che negano tali principi. Non si tratta di una mera adesione a una causa politica, ma di una presa di posizione etica, un rifiuto di accettare la normalizzazione della brutalità e dell’ingiustizia.L’atto, compiuto da studenti e studentesse, rivela una profonda sensibilità e una consapevolezza delle implicazioni globali del conflitto israelo-palestinese. Le immagini che giungono dalla Striscia di Gaza, le testimonianze di vite spezzate e di intere famiglie distrutte, hanno scosso la coscienza dei giovani, portandoli a manifestare la loro solidarietà verso la popolazione palestinese e a chiedere con urgenza un cessate il fuoco.Questo gesto va oltre la semplice protesta. Rappresenta un tentativo di riaffermare la centralità dei valori umani in un contesto segnato dalla disumanizzazione e dalla polarizzazione. È un invito a riflettere sulle radici del conflitto, sulle responsabilità individuali e collettive, e sulla necessità di promuovere un dialogo costruttivo e una ricerca di soluzioni pacifiche che tengano conto dei diritti e delle aspirazioni di tutte le parti coinvolte.L’azione degli studenti baresi solleva interrogativi importanti sul ruolo della scuola come luogo di formazione non solo intellettuale, ma anche morale ed etica. In un’epoca segnata da crisi globali e da crescenti disuguaglianze, la scuola ha il dovere di stimolare la riflessione critica, di incoraggiare l’impegno civile e di promuovere una cultura della pace e della solidarietà. L’eco di questo gesto, diffuso rapidamente attraverso i social media e i media locali, testimonia la crescente preoccupazione delle nuove generazioni per le drammatiche conseguenze del conflitto e il loro desiderio di contribuire a costruire un futuro più giusto e pacifico. È un monito a non restare indifferenti di fronte alle sofferenze altrui e un appello a perseguire attivamente la giustizia e la dignità umana.
Bandiera palestinese al Salvemini: un grido di coscienza giovanile
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