L’inchiesta che ha portato alla denuncia di due cittadini baresi, rispettivamente di settanta e quarantotto anni, getta una luce inquietante su un’area del quartiere Carbonara, a Bari, trasformata in un rudimentale e illegale sito di stoccaggio rifiuti.
L’attività dei Carabinieri, culminata con il sequestro preventivo di una vasta superficie di novecento metri quadrati, ha rivelato uno scenario di profondo degrado ambientale e spregiudicata violazione delle normative vigenti.
Lungi dall’essere una semplice discarica abusiva, il luogo in questione era un vero e proprio focolaio di attività illecite, caratterizzato dallo smaltimento incontrollato e pericoloso di diverse tipologie di rifiuti.
L’accusa di combustione di rifiuti speciali, inclusi quelli classificati come pericolosi, e di gestione non autorizzata, non rende giustizia alla gravità delle pratiche riscontrate.
Il quadro emerso dagli accertamenti dei militari è particolarmente allarmante.
Oltre ai comuni rifiuti domestici, l’area era stata utilizzata per lo smaltimento di materiali potenzialmente tossici e infiammabili.
Secchi esausti di vernice, barattoli di toner esausti – spesso contenenti residui di inchiostri e sostanze chimiche nocive – e scarti derivanti dalla lavorazione del legno, impiegati per la realizzazione di giochi per bambini, venivano sistematicamente bruciati, rilasciando nell’atmosfera fumi altamente inquinanti e potenzialmente dannosi per la salute umana.
L’elenco dei materiali illegittimamente abbandonati e bruciati non si ferma qui.
Particolarmente preoccupante è la presenza di componenti automobilistiche, come scocche e motori di veicoli, tra cui un furgone rinvenuto sul posto.
Questi rifiuti, contenenti metalli pesanti, oli esausti e altre sostanze pericolose, rappresentano un rischio significativo per la contaminazione del suolo e delle falde acquifere.
L’indagine solleva interrogativi importanti sulla capacità di controllo del territorio e sulla necessità di rafforzare i meccanismi di prevenzione e repressione dei reati ambientali.
La trasformazione di un’area urbana in un deposito abusivo di rifiuti, soprattutto di natura pericolosa, non solo costituisce una grave violazione della legge, ma mette a repentaglio la salute pubblica e compromette la sostenibilità ambientale del territorio.
Il sequestro preventivo è un atto necessario per bloccare l’attività illegale, ma è altrettanto importante approfondire le indagini per individuare i responsabili e le eventuali complicità, al fine di tutelare efficacemente l’ambiente e la collettività.






