La richiesta di patteggiamento, avanzata dalla difesa di don Antonio Ruccia, parroco della chiesa San Giovanni Battista di Bari, è stata rigettata dalla giudice unica preliminare, Ilaria Casu, in un’udienza preliminare cruciale.
La proposta, che prevedeva una pena sospesa di tre mesi, è stata giudicata insufficiente rispetto alla gravità del fatto e all’impatto emotivo che la vicenda ha avuto sulla comunità.
L’udienza, fissata per il 13 novembre, vedrà ora la discussione della posizione di don Ruccia parallelamente a quella di Vincenzo Nanocchio, l’elettricista coinvolto nell’inchiesta, anch’egli accusato di omicidio colposo e per il quale la Procura ha mantenuto la richiesta di rinvio a giudizio.
La vicenda, che ha visto la tragica perdita di un neonato, poi ricordato come Angelo dal sindaco, ha sollevato interrogativi profondi sulla responsabilità individuale, la sicurezza delle strutture gestite da enti religiosi e l’etica delle soluzioni apparentemente innovative.
Le indagini hanno fatto luce su un sistema di “culla termica” improvvisato, destinato a ospitare il bambino, che si è rivelato fatale.
La Procura ritiene che la morte sia stata causata da ipotermia, e che l’ambiente adibito a culla non rispettasse i minimi requisiti di sicurezza necessari per la sopravvivenza di un neonato.
Le dinamiche che hanno portato alla tragedia emergono dalle ricostruzioni investigative.
Il sistema, concepito per avvertire il parroco tramite chiamata e attivare il riscaldamento della culla alla rilevazione del peso del bambino, sarebbe risultato inefficace a causa di un cortocircuito.
A complicare ulteriormente la situazione, il sistema di condizionamento, anziché erogare aria calda, avrebbe rilasciato aria fredda, a causa di un guasto al compressore.
La scoperta del corpo del bambino, di età stimata tra i sette e i quattordici giorni, è avvenuta in circostanze macabre: è stato il titolare di un’impresa funebre, presente in chiesa per un altro funerale, a fare la tragica scoperta.
L’evento ha scosso profondamente la comunità barese, sollevando un coro di domande sulla supervisione, la manutenzione e la conformità alle normative relative a strutture destinate all’assistenza di minori, soprattutto in contesti gestiti da organizzazioni religiose.
La difesa di don Ruccia, rappresentata dagli avvocati Salvatore D’Aloiso e Lorenzo Minunno, e quella di Nanocchio, assistito da Giovanni De Leo e Giuseppe Giulitto, dovranno ora confrontarsi con le accuse e con la complessità del quadro emergenziale.
L’udienza del 13 novembre si preannuncia decisiva per delineare i contorni della responsabilità e la direzione che prenderà il processo.