Il porto di Bari ha accolto oggi un flusso umano complesso e fragile, il risultato di un viaggio estenuante e di speranze disperate.
Le 120 persone, soccorse in mare dalla nave Life Support di Emergency, hanno varcato la soglia di un territorio che, per molti di loro, rappresenta una meta agognata ma incerta.
Tra i naufraghi, un numero significativo di minori, 31 in totale, di cui 23 non accompagnati, si presentano con le cicatrici indelebili di un percorso segnato da privazioni e pericoli.
Il racconto di un giovane sudanese, testimonianza emblematica di una realtà drammatica, illumina le motivazioni profonde che spingono migliaia di persone ad affrontare la traversata del Mediterraneo.
La guerra in Darfur, conflitto brutale che dilania il Sudan, ha costretto il ragazzo a lasciare la sua terra, innescando un’odissea che lo ha portato attraverso il Niger, l’Algeria e la Tunisia, ognuna di queste tappe un ulteriore capitolo di sofferenza.
Il Mediterraneo, barriera naturale e confine artificiale, si è rivelato un ostacolo ripetutamente superabile solo con la forza della disperazione.
Otto tentativi falliti, respingimenti implacabili da parte delle guardie costiere tunisine e libiche, hanno martoriato la sua determinazione, ma non l’hanno spezzata.
L’esperienza in Libia, sebbene terribile, è stata descritta come un preludio all’incertezza di un futuro in Tunisia, dove la precarietà e la mancanza di prospettive hanno acuito il desiderio di una vita migliore.
Il viaggio attraverso il deserto, carestia e sete, è un marchio indelebile, una prova tangibile della resilienza umana di fronte all’avversità.
Ora, con la speranza rinnovata, il giovane sudanese esprime il desiderio di poter trovare un lavoro dignitoso, un modo per contribuire al benessere della sua famiglia, ancora lontana, ma nel suo cuore, un punto fermo.
Il comandante della Life Support, Andrea Micali, ha espresso gratitudine alle autorità e ai volontari baresi, sottolineando l’efficienza e la collaborazione che hanno reso agevoli le operazioni di sbarco.
Il gesto, più che una semplice formalità, è un riconoscimento del valore della solidarietà e dell’importanza di un’accoglienza umana e rispettosa.
Il futuro, per queste persone, resta incerto, ma l’accoglienza a Bari rappresenta un passo avanti, una possibilità di ricostruire una vita spezzata, un barlume di speranza in un orizzonte ancora carico di interrogativi.
La loro storia, fatta di sofferenza e resilienza, è un monito per la comunità internazionale, un appello a trovare soluzioni durature a un fenomeno migratorio complesso e profondamente umano.






