A Bari, il cuore pulsante della tradizione culinaria pugliese, un’operazione della polizia annonaria ha interrotto una pratica commerciale opaca che minaccia l’autenticità e la reputazione di prodotti iconici come i taralli dolci e salati, le orecchiette e i pomodori secchi.
Sequestrati 151 chilogrammi di merce esposta lungo la via Arco Basso, nel suggestivo borgo antico, luogo simbolo della produzione artigianale di pasta e non solo, l’evento segna un’ulteriore escalation nella complessa vicenda soprannominata “guerra delle orecchiette”.
L’intervento delle autorità non si è limitato al sequestro dei prodotti, ma ha coinvolto anche i banchi di vendita, considerati complici di un sistema che elude normative e diritti.
Tre commercianti sono stati sanzionati per il reato di abusivismo commerciale in area pubblica, una violazione del Codice del Commercio regionale e dell’articolo 20 del Codice della Strada, che disciplina l’utilizzo del suolo pubblico.
Queste sanzioni sottolineano la crescente severità con cui le autorità intendono contrastare l’illegalità nel settore alimentare, tutelando i produttori onesti e i consumatori.
La vicenda è in realtà un tassello di un’indagine più ampia, orchestrata dalla Procura di Bari, che mira a smascherare un sistema di frode potenzialmente su larga scala.
I magistrati sospettano che orecchiette, prodotte industrialmente e di qualità inferiore, vengano spacciate a turisti ignari come autentiche creazioni artigianali, alimentando un mercato nero che danneggia l’immagine del territorio e impoverisce la produzione locale.
L’accusa di “truffa” è pesante e denota l’intenzione di approfondire le dinamiche commerciali che si sviluppano nel cuore del borgo antico, un luogo carico di storia e tradizione gastronomica.
La speranza è che l’inchiesta possa portare alla luce i responsabili di questo raggiro e ripristinare un mercato trasparente e corretto, dove la qualità e l’autenticità dei prodotti siano riconosciute e valorizzate.
La merce sequestrata, non deperibile e correttamente etichettata, sarà destinata a organizzazioni caritatevoli, un gesto che vuole restituire alla comunità una parte del valore che è stato distorto.
Questa operazione rappresenta un segnale forte per tutelare la salvaguardia del patrimonio gastronomico pugliese e garantire ai visitatori un’esperienza autentica e genuina.