L’eco delle esplosioni, descritta come un tuono sinistro, ha lacerato la quiete serale a Barletta, segnando un attacco brutale contro Giuseppe Di Bari, figura di riferimento per la comunità della zona 167.
Il presidente del comitato di quartiere, raggiunto da tre colpi di arma da fuoco, ha respinto con fermezza il tentativo di intimidazione, affermando con risolutezza la prosecuzione del suo impegno civico.
Il racconto dell’accaduto, espresso con una dignità che contrasta con la violenza subita, rivela la sequenza degli eventi: la conclusione della giornata lavorativa presso la sede del comitato, un breve ritorno per recuperare un oggetto personale, e poi, l’improvviso, inaspettato assalto.
L’aggressore, celato dietro una maschera integrale, si è materializzato, spezzando la normalità con la furia di un gesto premeditato.
La rapidità e la brutalità dell’azione suggeriscono una preparazione meticolosa e una determinazione a colpire.
L’immagine del fuggi fuggi, il rifugio disperato nel panificio, testimonia lo shock e la paura indotti dalla violenza.
La descrizione dell’aggressore, basata sulla corporatura, offre un primo indizio per le indagini, ma la maschera rende l’identificazione più complessa.
L’ipotesi avanzata da Di Bari, quella di aver urtato interessi consolidati attraverso l’attività del comitato, apre uno spiraglio sulle possibili motivazioni dell’agguato.
L’impegno civico, l’attenzione ai bisogni della comunità, la volontà di promuovere un cambiamento positivo, potrebbero aver in qualche modo intralciato dinamiche opache, scatenando una reazione violenta.
La dichiarazione di non aver ricevuto minacce precedenti solleva interrogativi sulle ragioni precise che hanno portato a questo atto di aggressione.
È possibile che l’azione rappresenti una sorta di messaggio, un avvertimento generalizzato rivolto a chiunque osi contestare lo status quo.
La resilienza dimostrata da Di Bari, la sua ferma volontà di non cedere alla paura e di continuare a servire la comunità, è un atto di coraggio che merita ammirazione e sostegno.
Il comitato di quartiere, ora più che mai, ha il compito di rappresentare un punto di riferimento per la popolazione, di promuovere la legalità e di rafforzare il tessuto sociale, contrastando con determinazione la violenza e l’intimidazione.
L’incidente si configura come un campanello d’allarme, un monito sulla fragilità della convivenza civile e sulla necessità di un impegno costante per la tutela dei valori democratici e della libertà di azione per chi si dedica al bene comune.








