La tragica vicenda che ha visto protagonista Marino Tatoli, 49 anni, deceduto in circostanze drammatiche in una roulotte in fiamme a Bisceglie, il 22 maggio scorso, solleva interrogativi inquietanti e riempie di sgomento la comunità barese. L’incendio, apparentemente improvviso, ha ridotto la roulotte a un ammasso di rovine, lasciando gli inquirenti a confrontarsi con una dinamica potenzialmente riconducibile a un omicidio premeditato.Secondo le prime ricostruzioni, e sulla base delle accuse mosse, Carlo Amoruso, 37enne e anch’egli addetto alla custodia dello stesso autoparco, sarebbe il responsabile del decesso di Tatoli. L’uomo è stato arrestato e si trova in custodia cautelare, su disposizione della magistratura di Trani. Durante l’interrogatorio di garanzia, Amoruso ha scelto di rimanere in silenzio, avvalendosi del diritto di non rispondere, lasciando così inalterate le ombre che gravano su di lui.L’azione, stando alle indagini, non sarebbe stata un atto impulsivo, ma un piano accuratamente orchestrato. L’indagato avrebbe agito con una premeditazione che si manifesta nella manipolazione di un sistema di videosorveglianza, spostando una telecamera volta a monitorare la roulotte della vittima. Questo dettaglio suggerisce una volontà di eludere i controlli e occultare le proprie azioni.La gravità del fatto è amplificata dalla possibilità che Marino Tatoli sia rimasto intrappolato e abbia subito atroci sofferenze, morendo bruciato vivo. La dinamica lascia presagire un atto di estrema crudeltà, resa ancora più efferata dall’utilizzo di un metodo insidioso, sfruttando l’ambiente stesso per perpetrare l’omicidio. Le accuse formulate nei confronti di Amoruso sono pesanti: omicidio volontario aggravato e incendio doloso. L’elenco delle aggravanti contestate, esplicitato dal procuratore capo Renato Nitti, include la crudeltà, l’utilizzo di un metodo insidioso e la condizione di minorata difesa della vittima, elementi che contribuiscono a delineare il quadro di un crimine particolarmente efferato. Particolarmente significativa è la circostanza che Amoruso aveva iniziato a svolgere lo stesso lavoro di custode di Tatoli solo poche settimane prima del decesso, generando interrogativi sulle possibili motivazioni alla base di un simile gesto. Le indagini sono ora focalizzate sulla ricostruzione del movente e sull’analisi approfondita delle relazioni tra l’indagato e la vittima, al fine di fare luce su questa vicenda tragica e restituire giustizia alla memoria di Marino Tatoli. L’atrocità del gesto ha lasciato un segno profondo nella comunità locale, che attende con ansia di conoscere la verità e di vedere la giustizia compiersi.
Bisceglie, omicidio Tatoli: indagini su un piano premeditato
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