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Brindisi, allarme CVM: studio rivela riduzione dell’aspettativa di vita

Un’indagine epidemiologica condotta su 1.

756 lavoratori dell’impianto petrolchimico di Brindisi ha rivelato una correlazione preoccupante tra l’esposizione al cloruro di vinile monomero (CVM) e una riduzione significativa dell’aspettativa di vita.
Il team di ricercatori, composto da esperti provenienti dall’Università di Mainz, dalla ASL di Brindisi, dall’Università di Padova e dall’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ha quantificato questa perdita in circa due anni e mezzo per i lavoratori più esposti, rispetto a quelli con minore o assente esposizione.
I risultati, ancora in fase preliminare e destinati ad essere presentati alla 70ª Conferenza della Società Tedesca di Informatica Medica, Biometria ed Epidemiologia a Jena, evidenziano un effetto dose-dipendente: per ogni incremento unitario dell’esposizione al CVM, si registra una diminuzione di 0,6 anni nell’aspettativa di vita.

Il CVM, precursore polimerico del polivinilcloruro (PVC), rappresenta un pericolo noto per la salute umana, e lo studio brindisino fornisce dati quantitativi che ne confermano la pericolosità in un contesto lavorativo.
La diminuzione dell’aspettativa di vita non è un mero dato statistico; riflette un impatto diretto sulla vitalità e sul benessere di individui che hanno dedicato anni al lavoro in condizioni potenzialmente dannose.

L’indagine ha inoltre evidenziato una forte associazione tra l’esposizione al CVM e un aumento del rischio di sviluppare patologie oncologiche, in particolare il cancro al polmone e, in misura ancora più rilevante, il cancro al fegato.

Questa correlazione suggerisce che l’esposizione cronica al CVM potrebbe innescare processi biologici che favoriscono la proliferazione cellulare anomala e la formazione di tumori.

La produzione di PVC, avviata a Brindisi nel 1963 e conclusa nel 1995, ha lasciato un’eredità complessa, non solo in termini di impatto ambientale, ma anche per la salute dei lavoratori coinvolti.

La fine degli anni ’90 ha visto l’avvio di diverse inchieste penali a carico dei datori di lavoro e dei dirigenti degli impianti, un segnale della crescente consapevolezza dei rischi connessi all’esposizione al CVM.

Sebbene l’indagine avviata a Brindisi nel 1995 non abbia raggiunto la fase di dibattimento, la successiva chiusura, nel 2003, ha permesso l’accesso a informazioni cruciali per la valutazione degli effetti sulla salute dei lavoratori.

Queste informazioni, sebbene tardive, rappresentano una risorsa preziosa per future ricerche e per la definizione di misure preventive più efficaci in contesti lavorativi a rischio.

Lo studio sottolinea l’importanza cruciale di una vigilanza costante, di un’applicazione rigorosa delle normative sulla sicurezza e di una cultura aziendale orientata alla protezione della salute dei lavoratori, elementi imprescindibili per prevenire tragedie evitabili e per garantire un futuro più sicuro e sostenibile.

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