Carrassi, agguato mirato: regolamento di conti per il potere.

Nel cuore pulsante del quartiere Carrassi di Bari, un episodio di violenza premeditata ha gettato un’ombra sinistra sulla comunità, rivelando le dinamiche complesse e spietate che regolano il controllo dei traffici illeciti.

L’agguato, consumatosi il 28 dicembre 2023, non fu un atto impulsivo, ma una messaggi mirato a un giovane di 25 anni, presumibilmente intenzionato a scalare le gerarchie criminali del clan Palermiti.
L’azione, perpetrata in pieno giorno e in un contesto di vivace attività commerciale natalizia, dimostra la plateale arroganza e la fredda determinazione dei suoi esecutori.
L’indagine condotta dai Carabinieri, coordinata dalla Distrettuale Antimafia di Bari (DDA), ha portato all’arresto di quattro individui, accusati di tentato omicidio premeditato, porto e detenzione illegale di armi, con aggravanti legate all’associazione mafiosa.
L’azione criminale, caratterizzata dall’utilizzo di armi da fuoco in un contesto pubblico affollato, evidenzia l’audacia del gruppo e l’assenza di remore nel ricorrere alla violenza per mantenere il controllo territoriale.
Secondo le ricostruzioni investigative, la vittima, un giovane aspirante figura di riferimento nel panorama criminale locale, aveva manifestato l’intenzione di appropriarsi delle attività illecite precedentemente gestite dal clan Palermiti.

L’assenza del leader storico, detenuto in carcere, aveva creato un vuoto di potere che il 25enne sembrava intenzionato a colmare, sfidando apertamente le consolidate gerarchie.
L’agguato, dunque, rappresentava un monito brutale e un avvertimento inequivocabile: un segnale per fermare la sua ascesa e riaffermare il predominio del clan.La vicenda si inserisce in un contesto di feroci regolamenti di conti per il controllo del territorio e delle attività illegali, un fenomeno endemico che affligge il quartiere Carrassi da tempo.
Il clan Palermiti, storicamente radicato nella zona, esercitava una forte influenza, mantenuta anche attraverso dinamiche di intimidazione e violenza.

L’ambizione del giovane, interpretata come una sfida diretta all’autorità del clan, ha scatenato una risposta rapida e brutale.
L’indagine in corso mira ora a chiarire tutti gli aspetti dell’organizzazione criminale coinvolta, a identificare eventuali mandanti e a ricostruire la rete di relazioni che sostengono queste attività illecite.
Il caso, oltre a rappresentare un episodio di grave allarme sociale, solleva interrogativi cruciali sulla capacità dello Stato di contrastare efficacemente la criminalità organizzata e di proteggere i cittadini da una violenza sempre più sfrontata e radicata nel tessuto sociale.
Il regolamento di conti, in questo scenario, si configura non solo come un conflitto tra individui, ma come una manifestazione di un potere mafioso che pretende di governare con la logica della sopraffazione e della paura.

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