La complessa vertenza che coinvolge la Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza, culminata con la sospensione dello sciopero precedentemente indetto, rappresenta un tassello cruciale nel delicato equilibrio tra esigenze di gestione sanitaria, tutela del personale e garanzia di servizi essenziali alla comunità pugliese.
La lunga e serrata interlocuzione tra la Regione Puglia e le rappresentanze sindacali, presieduta dal Presidente uscente Michele Emiliano e dall’Assessore alla Sanità Raffaele Piemontese, ha visto il coinvolgimento di figure chiave quali Leo Caroli, responsabile della task force per l’occupazione, Vito Montanaro, Direttore del Dipartimento Salute, Gino Gumirato, Direttore Generale della Fondazione, e Michelangelo Armenise, Direttore Amministrativo della Asl Foggia, a testimonianza della sensibilità con cui l’amministrazione regionale ha affrontato la questione.
Il fulcro della disputa risiede nella potenziale revisione dei contratti di lavoro del personale sanitario, una modifica che avrebbe potuto generare ripercussioni significative sull’erogazione delle cure e sulla stabilità occupazionale.
La decisione della direzione strategica della Fondazione, nel recepire le istanze regionali, ha evitato un’escalation che avrebbe inevitabilmente compromesso la continuità assistenziale.
L’accordo raggiunto, tuttavia, non si configura come una soluzione definitiva, ma piuttosto come una tregua che consente alle parti di proseguire il confronto in un clima più disteso.
La dichiarazione congiunta sottolinea l’impegno a raggiungere decisioni definitive entro il mese di gennaio, indicando una volontà di mediazione e di ricerca di un compromesso condiviso.
L’aggiunta di risorse economiche mensili, rientranti nei limiti previsti dal contratto in essere, a partire dal 2026, rappresenta un primo segnale di risposta alle rivendicazioni sindacali, pur non definendo ancora la natura e l’entità di un potenziale aggiornamento contrattuale.
L’episodio mette in luce una problematica più ampia che affligge il sistema sanitario regionale: la necessità di bilanciare le stringenti risorse finanziarie con l’imperativo di garantire un adeguato riconoscimento del valore del lavoro del personale sanitario, considerato pilastro fondamentale del sistema di cura.
La “stabilità” invocata dagli esponenti regionali non è solo una questione di rapporti contrattuali, ma un prerequisito essenziale per il mantenimento della qualità dei servizi e per la valorizzazione della professionalità del personale, contribuendo a creare un ambiente di lavoro stimolante e attrattivo, in grado di contrastare la fuga di competenze e di assicurare la sostenibilità del sistema nel lungo periodo.
La prospettiva di una soluzione condivisa, “nel rispetto dei lavoratori e del diritto alla salute”, riflette la consapevolezza che la tutela della salute pubblica non può prescindere dal riconoscimento dei diritti dei suoi operatori.






