Il ciclo “Cinema Addiction”, promosso dall’Apulia Film Commission, si propone di esplorare le nuove frontiere del cinema contemporaneo, affrontando il complesso tema delle “geografie contemporanee” attraverso una selezione di film che illuminano le trasformazioni sociali, politiche e culturali del nostro tempo.
A inaugurare questa avventura cinematografica è “Limonov” (2024), l’opera intensa e provocatoria di Kirill Serebrennikov, interpretata magistralmente da Ben Whishaw.
La proiezione inaugurale avrà luogo mercoledì 3 dicembre alle ore 20:30 presso lo Spazioporto-Cineporto di Taranto, per poi essere replicata in simultanea giovedì 4 dicembre nelle principali città pugliesi: Bari (Showville), Brindisi (cinema Impero), Foggia (sala Farina) e Lecce (CineLab del Cineporto).
“Limonov” non è semplicemente un adattamento cinematografico dell’omonima biografia romanzata di Emmanuel Carrère, ma una rilettura cinematografica vibrante e stratificata.
Il film traccia un percorso biografico che si articola attorno alla figura enigmatica di Eduard Limonov, poeta, scrittore e figura controversa che ha incarnato, nel corso della sua vita, le contraddizioni e i traumi del Novecento russo.
L’esperienza del film non si limita alla cronologia degli eventi, ma si addentra nell’analisi di un’esistenza segnata dall’esilio, dalla ribellione e dalla costante ricerca di identità.
La narrazione si snoda attraverso le tappe fondamentali del suo percorso: l’ascesa a figura di spicco nel panorama letterario sovietico, le disillusioni che lo spingono all’emigrazione verso gli Stati Uniti, dove affronta la precarietà della vita da senzatetto, fino all’approdo nella vivace scena letteraria parigina, che gli garantisce l’agognata cittadinanza francese.
Il ritorno in Russia, in un’epoca di profonde trasformazioni geopolitiche, segna una svolta cruciale, proiettando Limonov nel ruolo di attivista politico e figura polarizzante, spesso al centro di controversie e scontri.
Più che una biografia, “Limonov” è un’indagine sulle dinamiche del potere, sulla manipolazione della memoria collettiva e sulla difficoltà di trovare un senso di appartenenza in un mondo in continuo mutamento.
Il film, con la sua estetica audace e il suo approccio narrativo non convenzionale, invita lo spettatore a riflettere sulle complesse relazioni tra arte, politica e identità, e a interrogarsi sul significato dell’essere stranieri, non solo geograficamente, ma anche culturalmente e spiritualmente.
Il ciclo “Cinema Addiction” si configura dunque come un’occasione imperdibile per esplorare le nuove geografie del cinema contemporaneo, attraversate da temi cruciali e prospettive inedite.






