Un’articolata rete di corruzione e manipolazione del sistema fiscale ha colpito il cuore pulsante del settore energetico in Puglia, coinvolgendo due imprenditori di Canosa di Puglia, Michele e Maurizio Damato, rispettivamente cinquantenne e cinquantacinquenno, e un funzionario dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Bari.
L’ordinanza di arresti domiciliari, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Trani e eseguita dai militari del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera di Barletta, rappresenta un avanzamento significativo di un’indagine avviata nel 2024 dalla Procura di Trani, già animata da sospetti di corruzione a carico dei fratelli Damato, a seguito di un precedente provvedimento cautelare dello scorso anno.
Le accuse che gravano sugli indagati sono di peso: corruzione attiva e passiva, falsità ideologica, rivelazione di segreti d’ufficio e, in aggiunta, un sistema di elusione fiscale che ha compromesso l’integrità del mercato energetico locale.
L’operazione ha portato al sequestro di due aziende con sede a Canosa di Puglia e Barletta, specializzate nel deposito e nella distribuzione all’ingrosso e al dettaglio di prodotti petroliferi e energetici, sia per uso agevolato che commerciale.
Secondo l’accusa, i fratelli Damato, attraverso un complesso sistema di favoritismi, avrebbero fornito al funzionario doganale, a sua volta coinvolto, carburante e altre utilità, in cambio di una sorta di “copertura istituzionale”.
Questo sistema, oltre a eludere i controlli legali e i vincoli fiscali, consentiva ai fratelli Damato di accedere a informazioni riservate riguardanti attività commerciali concorrenti, ottenendo un vantaggio competitivo sleale e, potenzialmente, destabilizzando il mercato.
In particolare, si sospetta che il funzionario abbia fornito dettagli strategici su depositi e movimentazioni di carburante di aziende rivali, permettendo ai Damato di anticipare ispezioni e ottimizzare le proprie operazioni a scapito della concorrenza leale.
L’utilizzo massiccio di comunicazioni via WhatsApp, un canale informale e difficilmente tracciabile, ha evidenziato la volontà degli indagati di mantenere segreta la loro attività illecita, eludendo i protocolli di sicurezza e i canali di comunicazione ufficiali.
Questa scelta comunicativa, unita alla divulgazione di informazioni privilegiate da parte del funzionario, ha rappresentato una grave violazione dei suoi doveri d’ufficio e una compromissione dell’imparzialità dell’azione amministrativa.
Per prevenire ulteriori irregolarità e garantire la continuità operativa delle aziende sequestrate nel rispetto della legalità, il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto la nomina di un amministratore giudiziario, figura terza e imparziale incaricata di supervisionare la gestione delle attività aziendali e assicurare il pieno rispetto delle normative vigenti.
L’inchiesta è tuttora in corso e promette di svelare ulteriori dettagli su questa intricata rete di relazioni corruttive e di elusione fiscale che ha coinvolto figure chiave del settore energetico pugliese.






