venerdì 5 Settembre 2025
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Comune di Bari

CPR: Cassazione blocca i trattenimenti, in bilico il decreto.

La recente pronuncia della Corte di Cassazione solleva interrogativi cruciali sull’applicazione delle misure di trattenimento nei Centri di Permanenza per i Rimpatri (CPR) e sulla compatibilità di tali procedure con i principi costituzionali fondamentali.
La sentenza, nata da un ricorso presentato da un richiedente asilo trasferito dal CPR di Gjader in Albania al CPR di Bari, evidenzia una violazione inequivocabile del diritto alla libertà personale, derivante dalla prolungata detenzione successiva alla mancata convalida del provvedimento di trattenimento.
Il decreto legge del 28 marzo, volto a contrastare l’immigrazione irregolare, prevedeva la possibilità di trattenere un individuo fino a un massimo di 48 ore in attesa della convalida.

La Cassazione, con la sua decisione, ne contesta la legittimità, stabilendo che qualora il trattenimento non venga ratificato, la persona deve essere immediatamente liberata.

La detenzione protratta, come nel caso specifico, costituisce una palese violazione del diritto costituzionale alla libertà, un bene primario tutelato con rigore.

La sentenza non si limita a contestare l’applicazione concreta del decreto, ma ne mette in discussione la stessa fondatezza, rilevando la violazione di ben sei articoli della Costituzione Italiana.

Tra questi, spiccano l’articolo 13 che garantisce la libertà personale, l’articolo 2 che sancisce il diritto alla libertà e alla sicurezza sul lavoro, e l’articolo 11 che tutela la libertà di circolazione e di soggiorno.
La decisione degli “ermellini” suggerisce una profonda dissonanza tra la normativa vigente e i principi cardine che informano l’ordinamento giuridico italiano.

La Corte solleva, inoltre, un’importante questione di legittimità costituzionale, indirizzando la norma al vaglio della Corte Costituzionale.

Questa mossa implica una riflessione più ampia sulla necessità di garantire un equilibrio tra le esigenze di controllo dell’immigrazione e la tutela dei diritti fondamentali dei richiedenti asilo, ponendo al centro la questione cruciale di come conciliare l’imperativo della sicurezza con l’adesione ai valori di una società democratica, fondata sul rispetto dei diritti umani e sulla presunzione di innocenza.
La sentenza si configura dunque come un punto di svolta, destinato a influenzare l’interpretazione e l’applicazione delle misure di trattenimento nei CPR e a stimolare un dibattito più ampio sulla gestione dei flussi migratori e sulla tutela dei diritti dei migranti.

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