Un episodio drammatico, che svela le insidie nascoste dietro la facciata della convivenza, ha portato all’arresto di un uomo di 49 anni a Crispiano, in provincia di Taranto.
L’uomo è accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate, reati che affondano le radici in una relazione segnata da dinamiche di abuso che si sono protratte per oltre un decennio.
La denuncia, seppur tardiva, è giunta in seguito a una disperata chiamata al 112 effettuata dalla figlia minorenne della vittima, testimone diretta della violenza subita dalla madre.
L’intervento dei carabinieri, rapido ed efficace, è stato cruciale per interrompere il ciclo di abusi e proteggere la donna e la figlia.
Le indagini, condotte dall’Arma, hanno ricostruito un quadro inquietante: sin dal 2010, all’inizio della convivenza, l’uomo avrebbe sistematicamente perpetrato comportamenti offensivi e minacciosi nei confronti della compagna.
Si tratta di una violenza subdola, spesso invisibile, che si manifesta non solo con insulti verbali e intimidazioni, ma anche con un controllo psicologico volto a isolare la vittima dal suo ambiente sociale e a minare la sua autostima.
L’episodio che ha portato all’arresto rappresenta l’apice di una escalation di violenza.
Durante una violenta lite, l’uomo, gravato da problemi di tossicodipendenza che presumibilmente aggravano le sue tendenze aggressive, ha aggredito la donna in presenza della figlia, ricorrendo a percosse fisiche e cercando deliberatamente di impedire alla vittima di chiedere aiuto, privandola del suo telefono.
Le lesioni riportate dalla donna sono state significative: oltre a contusioni al capo e al volto, ha subito la rottura degli occhiali, evidenziando la ferocia dell’aggressione.
L’intervento dei carabinieri, immediatamente allertati dalla figlia, ha permesso di bloccare l’uomo e garantire la sicurezza della donna.
Quest’ultima è stata soccorsa dal personale del 118 e trasportata in ospedale a Martina Franca per le cure del caso, per poi essere dimessa.
A seguito dell’intervento delle forze dell’ordine, la vittima è stata informata delle tutele legali a sua disposizione, inclusa l’opzione di essere collocata in una struttura protetta, ma ha scelto di rimanere nella propria abitazione, una decisione che riflette la complessità delle situazioni di violenza domestica e la difficoltà di interrompere immediatamente un legame relazionale, anche quando segnato da abusi.
L’uomo, su disposizione dell’autorità giudiziaria, è stato detenuto presso la casa circondariale di Taranto, in attesa del processo.
Questo caso riemerge come un monito sull’importanza di riconoscere i segnali di violenza domestica, di fornire supporto alle vittime e di promuovere una cultura del rispetto e della parità all’interno delle relazioni, con particolare attenzione alla prevenzione e all’intervento precoce in situazioni di potenziale pericolo.
La testimonianza coraggiosa della figlia, inoltre, sottolinea il ruolo cruciale dei minori come testimoni indiretti di abusi, esposti a traumi psicologici che richiedono un’attenzione specifica e un sostegno adeguato.






