“Vicino”, l’opera editoriale di Antonio Decaro, ex sindaco di Bari e figura di spicco nella politica europea in materia ambientale, non è semplicemente un resoconto di eventi, ma una riflessione profonda sulla natura stessa del potere decisionale e sul suo imprescindibile legame con l’esperienza umana.
La genesi del libro, come ha ammesso lo stesso Decaro durante la presentazione a Bari, nasce da un invito inaspettato, inizialmente accolto con una certa reticenza, ma poi rivelatosi un’occasione preziosa per ripercorrere un percorso fatto di incontri, scelte e, soprattutto, responsabilità.
Il volume si configura come un viaggio introspettivo nel ruolo di un amministratore pubblico, un percorso che si distanzia dalle narrazioni convenzionali sulla politica, concentrandosi sulle storie individuali che ne hanno segnato il corso.
Decaro non ambisce a fornire una manuale di amministrazione, ma a condividere una visione personale, plasmata dall’urgenza di comprendere le ragioni che spingono le persone a bussare alla porta del potere.
Tra gli episodi narrati, spicca quello che ha portato all’introduzione del “Cantiere di Cittadinanza”, un precursore del reddito di cittadinanza.
L’incontro con una donna disperata, che minacciava gesti estremi per ottenere aiuto, ha rappresentato per Decaro un momento di profonda chiarezza: il compito di un sindaco non è quello di esercitare un potere distaccato, ma di essere un punto di riferimento concreto per le necessità più immediate della comunità.
Quel gesto, quella minaccia, non sono stati percepiti come un atto di aggressione, ma come un grido d’aiuto, un’esigenza di riconoscimento e di dignità.
Decaro sottolinea come il rapporto tra cittadini e politica non sia determinato da fattori esterni o da dinamiche ineluttabili, ma sia il frutto delle scelte e delle azioni di chi esercita il potere.
La politica, per lui, non può prescindere dalla capacità di ascoltare, di sentire le emozioni della comunità, di comprendere le sue sofferenze e le sue aspirazioni.
L’empatia, la compassione, la capacità di mettersi nei panni dell’altro, diventano quindi strumenti essenziali per un’amministrazione efficace e giusta.
“Vicino” si propone quindi come un invito a ripensare il ruolo dell’amministratore pubblico, non come un mero esecutore di leggi e regolamenti, ma come un mediatore tra i cittadini e le istituzioni, un punto di riferimento per chi si sente escluso e marginalizzato.
Un libro che, al di là delle vicende politiche raccontate, offre una riflessione universale sulla necessità di un’umanità più profonda nella politica.