La fragilità dell’assistenza sanitaria nelle aree interne della Puglia si materializza con una minaccia imminente: la prossima pensione del medico di base che serve con dedizione i comuni di Faeto, Celle di San Vito e Castelluccio Valmaggiore, nel cuore dei Monti Dauni.
 Questa situazione, lungi dall’essere un mero inconveniente amministrativo, solleva interrogativi profondi sulla tenuta del sistema sanitario nazionale e sul diritto fondamentale alla salute, sancito dalla Costituzione Italiana, che rischia di essere gravemente compromesso per quasi duemila persone, una popolazione in gran parte anziana e vulnerabile.
La limitazione imposta dalla normativa, che fissa un tetto di 1500 pazienti per medico, si rivela insostenibile di fronte all’effettivo numero di residenti nei tre comuni, superando ampiamente tale soglia.
 Questa rigidità burocratica rischia di relegare intere comunità all’orbita di una carenza assistenziale, amplificando le disuguaglianze territoriali e aggravando le condizioni di salute di chi vive in aree marginali, spesso caratterizzate da una popolazione con specifiche esigenze mediche legate all’età e allo stile di vita.
Il sindaco di Castelluccio Valmaggiore, Pasquale Marchese, insieme ai colleghi amministratori di Faeto (Michele Pavia) e Celle di San Vito (Palma Maria Giannini), ha sollevato con forza la questione, denunciando l’inaccettabilità di un vuoto assistenziale in aree dove l’accesso a servizi sanitari di base è già storicamente limitato.
 L’intervento dei sindaci non è solo un atto formale, ma una presa di posizione a difesa del diritto alla salute, un grido di allarme che mira a sensibilizzare le istituzioni regionali e nazionali.
La richiesta di una deroga urgente, avanzata dai primi cittadini, non è un mero espediente, ma una necessità imprescindibile per garantire la continuità dell’assistenza e prevenire scenari di emergenza sanitaria.
La dottoressa che attualmente copre l’area, con spirito di abnegazione e al di là dei limiti imposti, si trova ad affrontare una situazione insostenibile, e il rischio che si verifichi un collasso del sistema è concreto.
L’incontro con l’assessore regionale alla sanità, Raffaele Piemontese, ha offerto un segnale di speranza, con l’assicurazione di un impegno attivo per la risoluzione della questione.
 Tuttavia, la promessa di intervento deve tradursi in azioni concrete e tempestive, superando le resistenze burocratiche e le rigidità normative.
Questa vicenda non può essere considerata un caso isolato, ma piuttosto un campanello d’allarme che evidenzia la necessità di ripensare il modello di assistenza sanitaria nelle aree interne, promuovendo soluzioni innovative e flessibili, che tengano conto delle specificità territoriali e delle esigenze della popolazione.
 Investire nella sanità di prossimità significa investire nel futuro delle comunità marginali, promuovendo la coesione sociale e garantendo il diritto alla salute come diritto fondamentale di ogni cittadino, indipendentemente dal luogo in cui vive.
 La vicenda di Faeto, Celle di San Vito e Castelluccio Valmaggiore rappresenta una sfida importante per la Regione Puglia e per l’intero Paese, un’opportunità per dimostrare l’impegno concreto nella tutela della salute e nella riduzione delle disuguaglianze territoriali.



 
                                    


