La regione Puglia sta affrontando una profonda emorragia demografica, un fenomeno complesso che, nel periodo 2011-2024, ha comportato la perdita di oltre 130.000 giovani, un dato che evidenzia una crisi di sviluppo con ripercussioni economiche e sociali di vasta portata.
Questa perdita di capitale umano, analizzata dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel), si concentra prevalentemente verso il Nord Italia (circa 103.000 individui), ma registra anche un’emigrazione significativa verso l’estero, con Germania, Regno Unito e Svizzera come mete preferenziali.
Il costo economico stimato di questa dispersione, quantificato in 40 miliardi di euro persi per la regione, è un campanello d’allarme che richiede un’analisi approfondita e interventi mirati.
Questa migrazione giovanile non è un fenomeno omogeneo, ma riflette una stratificazione sociale complessa.
Contrariamente a stereotipi che assocerebbero l’emigrazione a una fuga di cervelli altamente qualificati, i dati rivelano una perdita significativa anche tra i giovani con un basso e medio livello di istruzione (rispettivamente 27,7% e 40,7%), a testimonianza di un mercato del lavoro incapace di offrire opportunità concrete e sostenibili per tutte le fasce di popolazione.
L’incidenza dei contratti a termine, schiacciante con l’80% degli stipulati nel corso dell’ultimo anno, agisce da potente fattore di spinta, alimentando l’incertezza e la frustrazione che spingono i giovani a cercare fortuna altrove.
La posizione della Puglia, penultima in graduatoria per attrattività giovanile, sottolinea una profonda radice strutturale del problema.
Il divario con le altre regioni del Sud, pur essendo significativo, evidenzia anche la necessità di superare una narrazione semplicistica che attribuisce la crisi esclusivamente a fattori geografici o culturali.
È fondamentale riconoscere che la scarsa attrattività della Puglia è il risultato di un insieme di fattori interconnessi, che vanno dalla precarietà del lavoro alla carenza di servizi, dalla limitata offerta di opportunità di sviluppo professionale alla debolezza del sistema di welfare.
Per invertire questa tendenza, è imperativo un approccio strategico che vada oltre il mero sostegno all’occupazione.
Si richiede una profonda revisione delle politiche del lavoro, orientata verso la creazione di posti di lavoro di qualità, con contratti stabili e retribuzioni adeguate.
L’introduzione di modelli lavorativi flessibili, che favoriscano la conciliazione tra vita privata e professionale, è altrettanto cruciale per rispondere alle esigenze di una generazione sempre più attenta al benessere e alla qualità della vita.
Parallelamente, un rafforzamento del sistema di welfare, con particolare attenzione al sostegno alle famiglie e ai giovani, può contribuire a creare un ambiente più accogliente e stimolante per chi sceglie di rimanere e costruire il proprio futuro in Puglia.
In definitiva, la sfida è quella di trasformare la regione in un territorio capace di attrarre e trattenere i giovani, offrendo loro non solo opportunità di lavoro, ma anche la possibilità di realizzare i propri sogni e aspirazioni.






