Un’ombra di vergogna si è posata sull’Università del Salento, manifestandosi in un gesto deplorevole: la cancellatura, con deliberata sfrontatezza, della parola “femminicidio” da un piccolo foglietto commemorativo dedicato a Ilaria Sula, giovane studentessa strappata alla vita dalla brutalità di un atto di violenza di genere. Il messaggio, affisso su uno schienale di un’aula, avrebbe dovuto celebrare la sua presenza, il suo potenziale, ma è stato brutalmente sminuito da un atto che ne profana la memoria e quella di tutte le donne vittime di femminicidio.La denuncia, prontamente diffusa attraverso i canali social del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali, ha suscitato indignazione e sgomento. Il post, una ferma condanna di un gesto inaccettabile, sottolinea la profonda contraddizione tra l’impegno dell’istituzione verso valori di rispetto, inclusione e responsabilità civile e la manifesta mancanza di sensibilità dimostrata da chi ha compiuto quell’atto. Il messaggio originario, che ricordava come Ilaria avrebbe dovuto essere presente a lezione, è stato trasformato in un simbolo di negazione, un tentativo di silenziare la verità, di sminuire la gravità del crimine.Questo episodio non è un mero atto vandalico, ma una dolorosa riemersione di una cultura che, nonostante gli sforzi compiuti, continua a sottovalutare la violenza contro le donne, a normalizzarla, a negarne la radice sistemica. È un campanello d’allarme che invita a una riflessione più ampia e approfondita sulle cause profonde del femminicidio e sulle strategie necessarie per prevenirlo.Il Dipartimento ribadisce con forza il proprio impegno concreto nella lotta contro ogni forma di violenza di genere, un impegno che va ben oltre la mera retorica e si traduce in iniziative concrete, studi approfonditi e spazi di confronto e sensibilizzazione. La consapevolezza, l’educazione e il dialogo rappresentano le armi più potenti per decostruire stereotipi dannosi, promuovere una cultura del rispetto e costruire una comunità universitaria e, più in generale, una società, più giusta, equa e libera da ogni forma di discriminazione.Il Disus (Dipartimento di Studi Umanistici) rinnova il proprio appoggio alla difesa dei diritti fondamentali, auspicando un ambiente universitario sempre più attento, solidale e orientato a contrastare ogni forma di violenza, non solo come problema individuale, ma come una sfida collettiva che richiede l’impegno di tutti. L’eco del silenzio imposto a Ilaria, il suo nome cancellato, deve trasformarsi in un grido di denuncia e di impegno costante per la costruzione di un futuro in cui nessuna donna debba più pagare il prezzo della violenza.
Femminicidio cancellato all’Università del Salento: un atto vergognoso.
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