Il Regalo di Giovanni: Un Bambino Chiede Sicurezza a Foggia

La lettera, scritta con grafia infantile ma intrisa di una serietà disarmante, è stata consegnata al Questore di Foggia, Alfredo D’Agostino, un gesto che va ben oltre la semplice richiesta di un calendario.

Giovanni, un bambino di nove anni, racchiude nel suo scritto un bisogno di sicurezza, un desiderio di protezione che affiora da una realtà complessa e, a volte, dolorosa.

L’appello del bambino, umile e sincero nella sua povertà, riflette una profonda preoccupazione per la sicurezza della sua comunità.
Non chiede un giocattolo, non esprime una frivola richiesta natalizia.
Al contrario, manifesta un bisogno concreto di maggiore presenza delle forze dell’ordine, un’esigenza che emerge dalla sua esperienza diretta del mondo.
Il suo interrogativo, rivolto a figure di autorità come la Presidente del Consiglio o il Presidente della Repubblica, rivela una genuina ricerca di un punto di riferimento, un’autorità a cui affidare le sue speranze e i suoi timori.
Questa lettera si lega a un precedente episodio, una telefonata al 112 del 2023, quando Giovanni, commosso per l’arresto del responsabile dell’omicidio di una commerciante, aveva definito i Carabinieri “angeli”, esprimendo il suo sogno di indossare la divisa.

Quelle parole, semplici e toccanti, rivelano un’ammirazione profonda per il ruolo delle forze dell’ordine, percepite come custodi del bene comune e portatrici di giustizia.
Il desiderio di Giovanni non è solo un’aspirazione personale, ma il riflesso di un bisogno collettivo, di una domanda di sicurezza che permea la società.

La sua richiesta di “un regalo di Natale” per la Polizia, intesa come maggiore presenza sul territorio, è in realtà un appello alla responsabilità, un invito a non sottovalutare la fragilità delle comunità e a investire nella protezione dei cittadini.

L’episodio di Giovanni, a Foggia, diventa così un monito, un segnale di allarme che scaturisce dall’innocenza di un bambino.
È un’occasione per riflettere sul ruolo delle forze dell’ordine, sulla necessità di rafforzare il rapporto tra istituzioni e cittadini e, soprattutto, sull’importanza di ascoltare la voce dei più deboli, perché spesso è proprio da lì che emergono le soluzioni più autentiche e significative.
La sua lettera non è una richiesta, ma un messaggio: un grido di speranza che chiede di essere ascoltato e che si fa eco nella coscienza di una nazione intera.

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