Monitoraggio costiero in Puglia: un quadro complesso tra buone notizie e campanelli d’allarmeUn’indagine capillare condotta da Goletta Verde, il progetto di Legambiente, lungo i 29 tratti costieri pugliesi, tra Ionio e Adriatico, offre un’istantanea della salute delle acque e degli ecosistemi costieri regionali.
L’analisi, protrattasi tra il 16 e il 23 giugno, rivela un quadro variegato, segnato da aree di conformità ai limiti di legge e da una singola anomalia di rilievo: la celebre spiaggia di Lama Monachile, incastonata nella scogliera di Polignano a Mare, risulta essere l’unica a presentare livelli di inquinamento superiori alle soglie consentite.
I dati, presentati ufficialmente a Bari alla presenza di esponenti di Legambiente, Arpa Puglia e Goletta Verde, mettono in luce una situazione che, pur contenendo elementi positivi, richiede un’attenzione costante e un approfondimento delle cause che hanno portato all’inquinamento di Lama Monachile.
L’indagine si è concentrata su un campione rappresentativo di località costiere, distribuite in tutte le province pugliesi, con l’obiettivo di fornire un quadro completo e aggiornato sullo stato di salute delle acque costiere.
Nello specifico, l’analisi ha considerato 29 punti strategici: quattro nella provincia di Bari, tutti aperti al mare, dove Cala Monaci (Monopoli), la spiaggia del Canale Lamasinata (Bari) e la Riserva della spiaggia a Torre Calderina (Molfetta) hanno superato i controlli; cinque nella provincia di Barletta-Andria-Trani, comprendendo tratti di torrente Carmosina e fiume Ofanto, spiagge libere di Barletta, Colonna e Ponte Lama; cinque nella provincia di Brindisi, monitorando spiagge, canali e foci di corsi d’acqua; tre nella provincia di Foggia, focalizzandosi su Calenella (Peschici), Casette dei Pescatori (Mattinata) e la foce del canale Schiapparo; sei nella provincia di Lecce, analizzando spiagge libere, foci di fiumi e mare nei pressi di Gallipoli; e infine sei punti nella provincia di Taranto, focalizzandosi su foci di torrente, spiagge libere e foci di fiumi.
L’emergenza di Lama Monachile solleva interrogativi cruciali sulle fonti di inquinamento che gravano sulla sua acque.
Potrebbero essere coinvolti scarichi urbani, deflusso agricolo, o un mix di fattori antropici e naturali.
Un’indagine più approfondita, condotta in collaborazione tra enti locali, istituzioni scientifiche e associazioni ambientaliste, si rende necessaria per identificare le cause precise e implementare misure correttive mirate.
Questa situazione evidenzia la fragilità degli ecosistemi costieri e la necessità di un approccio integrato alla gestione del territorio.
La protezione delle coste non può limitarsi a semplici controlli periodici, ma deve coinvolgere la comunità locale, promuovere pratiche sostenibili e sensibilizzare i cittadini sull’importanza di preservare la bellezza e la salute del mare.
Il monitoraggio costante, l’implementazione di tecnologie innovative per la depurazione delle acque, e la promozione di un turismo responsabile rappresentano gli strumenti chiave per garantire un futuro sostenibile per le coste pugliesi.
La resilienza di questi ambienti dipende dall’impegno collettivo e da una visione a lungo termine.