La comunità leccese è scossa da una tragedia incomprensibile, un intreccio di dolore e mistero che ha portato alla scoperta dei corpi di Najoua Minnito, 35 anni, e del figlio Elia Perrone, un bambino di soli 8 anni.
La sequenza degli eventi, la loro separazione geografica e le circostanze della scoperta suggeriscono, con crescente plausibilità, una drammatica ipotesi: un omicidio-suicidio.
Najoua è stata rinvenuta in mare, tra le coste di Torre dell’Orso e Calimera, grazie all’intervento di un subacqueo.
La sua presenza in un ambiente così inaspettato, in un luogo aperto e ostile, ha immediatamente destato sospetti e alimentato l’ipotesi di un atto volontario.
Qualche ora dopo, il corpo del piccolo Elia è stato trovato all’interno dell’abitazione che la madre e il figlio condividevano in via Montinari, a Calimera.
La vicinanza cronologica e spaziale dei due ritrovamenti accresce il peso della congettura di un gesto estremo pianificato.
L’ipotesi di un omicidio-suicidio, pur necessitando di un’indagine accurata e approfondita, si basa su una serie di elementi che emergono dalla primissima ricostruzione dei fatti.
La posizione del corpo di Najoua, l’assenza di segni evidenti di violenza esterna, e l’incongruenza con uno scenario di incidente, richiamano un’azione deliberata.
La scoperta del figlio, in un ambiente domestico apparentemente sicuro, introduce una dimensione di profonda angoscia e una domanda pressante: cosa ha spinto una madre a compiere un simile gesto, e quali sono le ragioni che hanno portato a includere il suo bambino in questo tragico destino?Le indagini, ora coordinate dalla Procura di Lecce, sono affidate ai carabinieri, che stanno setacciando ogni pista e raccogliendo testimonianze.
Un passaggio cruciale sarà rappresentato dalle autopsie, che saranno eseguite nei prossimi giorni e che forniranno dati fondamentali per determinare le cause della morte e ricostruire gli eventi.
L’attenzione è focalizzata sulla ricostruzione della dinamica, sull’analisi delle relazioni personali di Najoua e sulla ricerca di eventuali fattori scatenanti che possano aver contribuito a questa drammatica conclusione.
L’allarme è stato lanciato dall’ex marito della donna, il cui ruolo e la cui posizione sono ora oggetto di attenta verifica da parte degli inquirenti.
Al di là delle indagini, la comunità leccese si confronta con un dolore profondo e con interrogativi senza risposta, cercando di comprendere le motivazioni di una madre che ha scelto di porre fine alla vita sua e del figlio, lasciando un vuoto incolmabile e un’eredità di dolore.
La vicenda solleva, inoltre, interrogativi più ampi sui meccanismi di protezione e supporto per le persone in difficoltà, e sulla necessità di individuare tempestivamente i segnali di sofferenza psicologica che possono portare a gesti estremi.






