Un terremoto politico scuote Molfetta: il sindaco Tommaso Minervini, figura di spicco nell’amministrazione comunale e rappresentante di un’inedita coalizione civica che abbraccia ampie porzioni dello spettro politico, è stato colpito da un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nell’ambito di un’articolata inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza. La vicenda, che coinvolge anche altri esponenti amministrativi e privati cittadini, getta una lunga ombra sul futuro della città e solleva interrogativi profondi sulla trasparenza e la legalità nell’affidamento degli appalti pubblici.L’inchiesta, giunta a un punto cruciale dopo un lungo periodo di indagini preliminari, si concentra sulle presunte irregolarità commesse durante le procedure di assegnazione dei lavori relativi al progetto del nuovo porto commerciale di Molfetta, un’opera infrastrutturale strategica per lo sviluppo economico della regione, ma già oggetto in passato di indagini per corruzione. La Guardia di Finanza, a seguito di approfonditi accertamenti e intercettazioni, ha raccolto elementi che farebbero emergere un sistema di favoritismi e corruzione volto a garantire l’aggiudicazione di appalti in cambio di supporto elettorale.Oltre al sindaco Minervini, la misura cautelare degli arresti domiciliari è stata disposta anche per la dirigente comunale Lidia De Leonardis, il cui ruolo all’interno dell’amministrazione è ora sotto la lente d’ingrandimento. Parallelamente, la giudice per le indagini preliminari (GIP) di Trani, Marina Chiddo, ha emesso provvedimenti interdittivi nei confronti di altri soggetti coinvolti. Alessandro Binetti e Domenico Satalino, dirigenti comunali, sono stati interdetti per un anno dall’esercizio delle loro funzioni. Michele Pizzo, ex luogotenente della Guardia di Finanza, è stato posto sotto il regime del divieto di dimora a Molfetta, mentre Vito Leonardo Totorizzo, imprenditore portuale, è stato colpito da un divieto di contrarre con la pubblica amministrazione.Le accuse contestate a carico del sindaco Minervini, in gran parte confermate dalla GIP, sono di gravità eccezionale: corruzione, turbativa d’asta, peculato e falso ideologico. Al centro dell’indagine vi è la presunta promessa, da parte del sindaco, di una gestione trentennale delle nuove banchine portuali a Totorizzo, in cambio di un sostegno elettorale mirato. Questo presunto accordo, se confermato, costituirebbe un evidente abuso di potere e una violazione dei principi fondamentali della concorrenza e della trasparenza amministrativa.La vicenda solleva interrogativi sulla governance della città, sulla composizione e l’affidabilità della coalizione civica guidata da Minervini, e, più in generale, sulla capacità delle istituzioni di garantire un’amministrazione legale ed efficace. L’inchiesta non si limita a coinvolgere figure politiche di primo piano, ma interseca interessi economici e dinamiche sociali complesse, aprendo la strada a un approfondito esame delle procedure amministrative e dei rapporti tra pubblico e privato. L’attenzione è ora rivolta al prosseguimento delle indagini, all’esame delle prove raccolte e alla ricostruzione dettagliata dei fatti, con l’obiettivo di accertare responsabilità e garantire la giustizia. La popolazione di Molfetta si trova di fronte a una sfida cruciale per il futuro della propria città, che richiederà impegno, trasparenza e una rinnovata fiducia nelle istituzioni.
Molfetta sotto shock: arrestato il sindaco, inchiesta sul porto.
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