Nuova speranza contro il cancro al fegato: sinergia innovativa

La ricerca oncologica italiana fa luce su una promettente sinergia terapeutica, aprendo nuove prospettive per il trattamento del carcinoma epatocellulare, la forma più comune di cancro al fegato.

Il cuore della scoperta, proveniente dall’IRCCS Saverio De Bellis di Castellana Grotte, risiede nell’interazione tra il regorafenib, farmaco già impiegato nella cura di questa patologia, e il proteoglicano-4, comunemente noto come lubricina – una molecola endogena con un ruolo fisiologico ben definito.
Il proteoglicano-4, pur essendo ubiquitario in diversi tessuti del corpo, agisce come lubrificante naturale nelle articolazioni e sulla superficie oculare, svolgendo un’azione protettiva e facilitatrice del movimento.

Il dato peculiare emerso dallo studio è che il fegato, paradossalmente, non produce questa molecola, rendendo la sua supplementazione una strategia terapeutica dirompente.

L’approccio innovativo si basa sull’osservazione che il regorafenib, pur efficace, spesso incontra limiti dovuti alla formazione di vasi sanguigni neoformati, che nutrono e supportano la crescita tumorale.

Questi vasi, essenziali per la sopravvivenza del tumore, rappresentano un bersaglio cruciale per l’azione terapeutica.

La lubricina, in sinergia con il regorafenib, interviene proprio su questo meccanismo, inibendo la neoangiogenesi – la formazione di nuovi vasi – e privando il tumore dei nutrienti e dell’ossigeno necessari alla sua proliferazione.
Questo effetto “starvazione” controlla l’espansione tumorale e riduce significativamente il potenziale metastatico.
Il progetto, finanziato dal Ministero della Salute, ha richiesto oltre quattro anni di intensa attività di ricerca e ha utilizzato sofisticati modelli preclinici ottenuti attraverso tecniche di ingegneria molecolare di precisione.
I risultati sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista internazionale ‘Journal of Experimental e Clinical Cancer Research’, sottolineando la rilevanza scientifica dello studio.

Il dottor Francesco Dituri, ricercatore sanitario presso l’IRCCS De Bellis, ha guidato il team di ricerca come primo autore dell’articolo.

Le implicazioni cliniche di questa scoperta sono significative.

L’associazione tra lubricina e regorafenib potrebbe consentire una riduzione della dose del farmaco, minimizzando gli effetti collaterali spesso debilitanti che ne limitano l’utilizzo e costringono all’interruzione della terapia.

Questo, a sua volta, migliorerebbe la tollerabilità del trattamento e ne allungherebbe la durata, ottimizzando le possibilità di successo nel controllo del carcinoma epatocellulare e offrendo una maggiore speranza di vita ai pazienti.

La ricerca apre la strada a un approccio terapeutico personalizzato e più efficace, basato sulla comprensione profonda dei meccanismi biologici che regolano la crescita tumorale.

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