Un paradigma terapeutico rivoluzionario per la sindrome di Paget vulvare, una neoplasia rara e insidiosa, emerge dall’Unità Operativa di Ginecologia e Ostetricia del Policlinico di Bari.
Guidata dal Professor Ettore Cicinelli, questa iniziativa non si limita a un intervento chirurgico, ma si configura come un vero e proprio approccio multidisciplinare, integrando efficacia oncologica e risultati estetico-funzionali di elevata qualità per le pazienti.
La sindrome di Paget vulvare, caratterizzata da una progressione spesso silente e da una diagnosi tardiva, rappresenta una sfida significativa per la gestione clinica.
La ritardata identificazione, dovuta a sintomi iniziali atipici e subdoli, facilita la diffusione della malattia e compromette le possibilità di trattamento precoce.
Il protocollo sviluppato a Bari, in rottura con le pratiche consolidate, si fonda su una sinergia tra competenze specialistiche diversificate.
La collaborazione tra ginecologi, dermatologi, chirurghi plastici ricostruttivi e specialisti in anatomia patologica consente di affrontare la patologia con una visione olistica, considerando non solo l’eradicazione del tumore, ma anche la preservazione della funzionalità e dell’aspetto vulvare.
Questo modello integrato, unico nel panorama pugliese e con implicazioni rilevanti a livello nazionale, si distingue per la capacità di coniugare radicalità chirurgica e attenzione alla qualità della vita della paziente.
Il Professor Cicinelli sottolinea come questa collaborazione interdisciplinare permetta di offrire un trattamento non solo efficace dal punto di vista oncologico, ma anche mirato a minimizzare le conseguenze estetiche e funzionali.
L’approccio chirurgico innovativo, mai precedentemente applicato in Puglia, mira a ricostruire i tessuti compromessi, preservando l’integrità e l’aspetto naturale dell’area vulvare.
L’esperienza clinica recente, con il successo di quattro interventi, testimonia la validità di questo nuovo paradigma terapeutico.
L’approccio multidisciplinare non solo aumenta le probabilità di successo nel trattamento della sindrome di Paget vulvare, ma anche riduce significativamente l’impatto psicologico e sociale sulla paziente, favorendo un percorso di guarigione più completo e positivo.
Il futuro di questa innovazione risiede nella sua standardizzazione e diffusione, contribuendo a migliorare la gestione di questa rara e complessa patologia a livello globale.