Una pietra miliare nella prevenzione della morte improvvisa cardiaca si profila all’orizzonte grazie a un innovativo strumento diagnostico, frutto di una collaborazione internazionale.
Lo studio Derivate, recentemente pubblicato su ‘European Heart Journal – Cardiovascular Imaging’, guidato dal professor Andrea Igoren Guaricci dell’Università Aldo Moro di Bari e cardiologo del Policlinico locale, presenta un punteggio di rischio di seconda generazione che promette di trasformare l’approccio alla cardiomiopatia non ischemica.
La cardiomiopatia non ischemica, una condizione caratterizzata da anomalie strutturali e funzionali del muscolo cardiaco non correlate a malattie coronariche, rappresenta una sfida significativa nella pratica clinica.
La sua gestione, in particolare l’identificazione dei pazienti a rischio di morte improvvisa, si basa tradizionalmente su criteri che, pur utili, presentano limiti intrinseci nella capacità predittiva.
L’impianto di un defibrillatore, un intervento salvavita, è costoso e comporta rischi; pertanto, la sua applicazione deve essere riservata a coloro che ne traggono reale beneficio.
Il nuovo modello, denominato Derivate Risk Score 2.0, supera i limiti degli approcci precedenti integrando un’analisi avanzata dell’imaging cardiaco tramite risonanza magnetica (RM).
La RM, a differenza dell’ecocardiografia, fornisce una visualizzazione dettagliata del cuore, consentendo di rilevare la presenza e la distribuzione della fibrosi miocardica – aree di tessuto cicatriziale che alterano la funzionalità cardiaca – con una precisione significativamente maggiore.
Il punteggio Derivate 2.0 non si limita a considerare la presenza di fibrosi, ma ne valuta anche la localizzazione anatomica, un fattore cruciale nella determinazione del rischio.
Inoltre, integra queste informazioni con parametri clinici fondamentali come il sesso del paziente e la frazione di eiezione – un indicatore della capacità di pompa del cuore.
L’analisi dei dati di 1.384 pazienti ha dimostrato che il Derivate Risk Score 2.0 offre una sensibilità e specificità notevolmente superiori nella stratificazione del rischio di eventi avversi rispetto ai modelli tradizionali.
Questa maggiore accuratezza predittiva si traduce in una gestione più mirata dei pazienti, consentendo ai cardiologi di individuare con maggiore precisione coloro che necessitano di un defibrillatore impiantabile e di evitare interventi non necessari in soggetti a basso rischio.
Questa ottimizzazione non solo riduce i costi sanitari, ma minimizza anche i rischi associati all’impianto del dispositivo.
Il progetto Derivate, coordinato dal professor Guaricci in collaborazione con il professor Gianluca Pontone (Centro Cardiologico Monzino, Milano) e il professor Jurg Schwitter (Università di Losanna), sottolinea l’importanza della ricerca collaborativa internazionale per il progresso della cardiologia e per migliorare la prognosi dei pazienti affetti da cardiomiopatia non ischemica.
Il Derivate Risk Score 2.0 rappresenta un passo avanti significativo verso una medicina più personalizzata e predittiva, offrendo una speranza concreta per la prevenzione della morte improvvisa cardiaca.