La comunità di Monte Sant’Angelo, nel cuore del Gargano, è sconvolta dalla tragica scoperta del corpo di Leonardo Ricucci, 38 anni, ritrovato senza vita in un’area boschiva isolata.
L’uomo, fornaio di professione e figura radicata nel tessuto socio-economico locale, è stato assassinato con colpi di arma da fuoco, presumibilmente eseguiti con un fucile, strumento purtroppo ricorrente negli agguati che periodicamente insanguinano il territorio.
La vicenda si è dipanata dopo l’allarme lanciato dai familiari, preoccupati per il mancato rientro di Leonardo a casa.
La ricerca ha portato al ritrovamento del cadavere all’interno del veicolo dell’uomo, vicino ad una masseria di proprietà familiare, luogo che Ricucci aveva visitato nella mattinata stessa.
Padre di due figli e legato alla moglie, la sua morte lascia un vuoto profondo nella famiglia e nella comunità.
La ricostruzione degli eventi è ancora in fase preliminare, ma gli investigatori stanno vagliando diverse ipotesi per far luce sulla dinamica dell’omicidio e individuare i responsabili.
L’assenza di impronte o segni di colluttazione apparenti suggerisce la possibilità di un agguato premeditato, forse eseguito da professionisti.
Il passato di Leonardo Ricucci presenta un episodio rilevante che ha attirato l’attenzione delle autorità: nel 2013, durante una lite in strada, l’uomo morse un agente di polizia, un fatto che, seppur di natura apparentemente marginale, ha sollevato interrogativi sul suo profilo e sui suoi possibili legami con dinamiche di microcriminalità locale.
Tuttavia, al momento non emergono collegamenti diretti con organizzazioni criminali strutturate del Gargano.
Un elemento significativo della vicenda è il legame di Leonardo con il suo omo Pasquale Ricucci, tragicamente scomparso nel 2019.
Pasquale Ricucci era considerato dagli inquirenti un elemento di vertice del clan “Lombardi Ricucci La Torre”, un gruppo criminale coinvolto in una storica e sanguinosa faida con il clan dei Montanari, una delle più antiche e radicate rivalità criminali del territorio.
L’inchiesta, attualmente condotta dai Carabinieri di Foggia sotto la supervisione della Procura locale, mira a stabilire se l’omicidio di Leonardo Ricucci sia legato alla faida in corso o se si tratti di una vendetta personale, un regolamento di conti interno al clan o una situazione diversa.
Non si esclude la possibilità che le indagini vengano trasferite alla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, un segnale che suggerirebbe la presenza di elementi che potrebbero ricadere nella competenza della DDA.
La complessità del quadro e la necessità di una ricostruzione accurata degli eventi impongono un’indagine meticolosa e multidisciplinare, coinvolgendo competenze specialistiche in materia di criminalità organizzata e tecniche investigative avanzate.
La comunità attende con ansia la verità, sperando che la giustizia faccia il suo corso e che la violenza non continui a insanguinare il cuore del Gargano.







