La regione Puglia si confronta con una contrazione demografica allarmante, evidente nel dato relativo alle nascite del 2024.
Un quadro desolante emerge dal rapporto Istat, che registra una diminuzione di 642 nati rispetto all’anno precedente, traducendosi in un calo percentuale del 4,5%.
Il passaggio da 14.151 nascite nel 2023 a 13.509 nel 2024 non è un mero dato statistico, ma il sintomo di una più profonda crisi di natalità che affligge il territorio.
La tendenza negativa persiste anche nei primi mesi del 2025, con una riduzione del 7,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Questo dato, sebbene parziale, proietta un futuro demografico incerto per la regione, con un tasso di natalità che si attesta a 3,5 nel 2024 e si prevede ulteriormente in calo a 3,2 nel 2025.
Un’analisi più approfondita rivela differenze significative nei tassi di fecondità tra donne italiane e straniere residenti in Puglia.
Mentre il numero medio di figli per donna italiana si attesta a 1,13, il dato per le straniere raggiunge l’1,79, un divario che sottolinea come le dinamiche migratorie e le differenti proiezioni nel futuro influenzino significativamente il panorama demografico regionale.
Il dato nazionale, pari a 1,18 figli per donna, conferma l’Italia come Paese con uno dei tassi di fecondità più bassi al mondo, riflettendo un quadro di crescente invecchiamento della popolazione e potenziali impatti negativi sul sistema di welfare e sulla crescita economica.
La scelta dei nomi Francesco e Sofia come preferiti per i neonati nel 2024, pur rappresentando una tradizione e un affetto verso le proprie radici, non può celare l’urgenza di affrontare le cause strutturali di questo declino demografico.
Questioni quali la precarietà lavorativa, la difficoltà di conciliazione tra lavoro e famiglia, la mancanza di servizi adeguati per l’infanzia, e una visione del futuro incerta e spesso sfavorevole, contribuiscono a creare un contesto in cui la genitorialità è sempre più rimandata o abbandonata.
La diminuzione della natalità in Puglia non è solo una questione di numeri, ma una sfida esistenziale che richiede interventi mirati e a lungo termine.
È necessario ripensare le politiche sociali, incentivare la natalità, sostenere le famiglie e creare opportunità per i giovani, al fine di invertire questa tendenza e garantire un futuro sostenibile per la regione.
La gravità della situazione impone una riflessione collettiva e un impegno concreto da parte delle istituzioni, delle imprese e della società civile.








