Nel 2024, il panorama socio-economico della regione Puglia rivela un quadro complesso e in evoluzione per quanto riguarda l’occupazione femminile, seppur con progressi che si collocano al di sotto delle medie nazionali.
Il tasso di occupazione femminile si è attestato al 40,5%, un incremento modesto rispetto al 40,1% del 2023, segnando una latitanza che interroga le politiche attive e le dinamiche strutturali del mercato del lavoro locale.
Parallelamente, si registra un miglioramento nel tasso di inattività lavorativa femminile, sceso al 27,9% (da un precedente 30,6%), indicando una maggiore propensione delle donne ad inserirsi nella forza lavoro, pur con ostacoli ancora significativi.
La presentazione della seconda edizione del Bilancio di Genere regionale, alla presenza di figure istituzionali di rilievo come la Presidente del Consiglio regionale Loredana Capone, l’Assessora alle Politiche di Genere Serena Triggiani e la Consigliera per l’Agenda di Genere Titti De Simone, ha offerto un’occasione per analizzare in dettaglio le variabili che plasmano l’esperienza lavorativa e sociale delle donne in Puglia.
Un elemento cruciale è rappresentato dalla contrazione del numero di imprese femminili attive, diminuito da 78.
000 a 77.
183, un dato che richiede un’analisi approfondita delle motivazioni sottostanti, che potrebbero spaziare da fattori economici generali a specificità legate all’accesso al credito e al supporto tecnico-manageriale.
La riduzione del tasso di part-time involontario, sceso al 17,2% dal 20,3% dell’anno precedente, suggerisce un graduale miglioramento delle opportunità lavorative, sebbene la persistenza di questo indicatore rimanga un segnale di precarietà e di limitazione del potenziale lavorativo femminile.
In termini di competenze, si evidenzia che la percentuale di donne con competenze digitali di base si attesta al 37%, un dato che riflette la necessità di investimenti mirati nella formazione e nell’alfabetizzazione digitale, cruciale per l’adattamento al mercato del lavoro del futuro.
Il tasso di abbandono precoce del sistema di istruzione e formazione, fermo al 7,9%, costituisce un campanello d’allarme che richiede interventi specifici per incentivare la prosecuzione degli studi e la formazione professionale, soprattutto in settori strategici.
La quota di donne NEET (Not in Education, Employment or Training) rappresenta ancora una sfida significativa, attestandosi al 23,4%, indicando una necessità urgente di politiche di inclusione e di supporto all’orientamento professionale.
L’istruzione superiore continua a essere un motore di progresso, con un 30,3% di donne tra i 25 e i 34 anni in possesso di un titolo universitario.
L’incremento delle laureate in discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), con 1.
475 laureandi, è un segnale incoraggiante, ma sottolinea la necessità di promuovere ulteriormente l’interesse femminile per queste aree, tradizionalmente dominate dagli uomini.
La partecipazione civica e politica femminile, con un tasso del 47,4%, indica un impegno crescente delle donne nella vita pubblica, sebbene rimanga inferiore rispetto a quella maschile, evidenziando margini di miglioramento.
Il divario retributivo, con una retribuzione lorda oraria di 11,76 euro contro i 15,40 euro degli uomini, rappresenta una questione critica che richiede interventi strutturali per garantire pari opportunità e retribuzione equa.
Il Bilancio di Genere affronta anche con serietà il tema della violenza contro le donne, documentando numeri allarmanti: nove omicidi, 330 casi di percosse, 1.
147 di stalking e 203 di violenza sessuale.
Le risorse finanziarie dedicate dalla Regione Puglia per ridurre i divari di genere sono significative, con oltre 325 milioni di euro destinati al miglioramento della qualità della vita, 39 milioni per l’empowerment femminile in settori strategici, 59 milioni per la competitività, la sostenibilità e l’innovazione e 7 milioni per il contrasto alla violenza di genere.
Questi investimenti, pur essenziali, necessitano di un monitoraggio costante per valutarne l’efficacia e indirizzarli verso interventi sempre più mirati e incisivi.