La sanità pugliese si confronta con una sfida demografica e formativa di portata strategica, destinata a erodere progressivamente la capacità di erogazione di servizi essenziali nel settore della radiologia medica.
La disattivazione del corso di laurea in Tecniche di Radiologia Medica e Radioterapia presso l’Università Aldo Moro di Bari, un provvedimento apparentemente amministrativo, si rivela un campanello d’allarme che risuona in tutta la regione.
Il presidente degli Ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica, Domenico Avezzano, solleva con urgenza la questione, sottolineando come questa decisione contribuisca ad aggravare un quadro già preoccupante.
L’unico corso attualmente attivo, situato a Barletta, con una capacità formativa limitata a trentacinque posti, si rivela un palliativo insufficiente a soddisfare il fabbisogno regionale.
Il Ministero dell’Università e della Ricerca, con una previsione di undici posti per la regione, evidenzia la criticità e il divario tra offerta e domanda.
La conseguenza più immediata è la fuga di talenti.
Giovani aspiranti tecnici, costretti a cercare opportunità formative altrove, tendono a non rientrare in Puglia, impoverendo la regione di competenze specialistiche cruciali.
Un esodo che si somma a un fenomeno di invecchiamento del personale già in servizio.
Oscar Brazzo, presidente della commissione d’albo, dipinge un quadro demografico allarmante: un centinaio di colleghi ha superato la soglia dei sessantacinque anni, e una percentuale significativa, superiore all’undici per cento, si appresta ad abbandonare la professione nei prossimi due o tre anni.
Entro un quinquennio, questa percentuale potrebbe raggiungere quasi il venti per cento, con ripercussioni tangibili sulla qualità e l’accessibilità dei servizi diagnostici e terapeutici.
Questo scenario non è semplicemente una questione di numeri, ma riflette una più ampia crisi di sistema.
La radiologia medica, con il suo ruolo centrale nella diagnosi precoce di patologie complesse e nella pianificazione di trattamenti mirati, è un pilastro fondamentale della sanità moderna.
La carenza di tecnici qualificati compromette la capacità di effettuare esami diagnostici tempestivi, con potenziali ritardi nella diagnosi e nella cura di malattie gravi, aumentando i costi sanitari complessivi e riducendo l’aspettativa di vita della popolazione.
L’Ordine professionale, consapevole della gravità della situazione, lancia un appello congiunto all’Università di Bari e alle istituzioni regionali, offrendo la propria collaborazione per la rapida riattivazione del corso di laurea.
La soluzione richiede un impegno concreto e coordinato, che coinvolga non solo il mondo accademico, ma anche le aziende sanitarie, le istituzioni politiche e il mondo del lavoro.
È necessario un investimento strategico nella formazione del personale sanitario, volto a garantire un adeguato ricambio generazionale e a promuovere l’eccellenza professionale.
La riattivazione del corso di laurea non è solo una priorità, ma un imperativo per la salute e il futuro della Puglia.