Il Salento, cuore pulsante della Puglia, sta affrontando un’emergenza devastante: un’escalation di incendi che stanno riducendo in cenere ettari di uliveti secolari e alterando per sempre il paesaggio. La tragedia, che si ripete con spietata regolarità, non è solo una catastrofe ambientale ed economica, ma anche un campanello d’allarme sulla gestione del territorio e sulle implicazioni del cambiamento climatico.L’intensità degli incendi è amplificata da una combinazione di fattori complessi. La presenza diffusa di piante infette dalla Xylella fastidiosa, un batterio che ha decimato gli ulivi, crea una biomassa estremamente vulnerabile, trasformando gli alberi malati in veri e propri focolai. La siccità prolungata, esacerbata dalle ondate di calore sempre più frequenti e intense, rende la vegetazione secca un combustibile ideale. Le temperature estreme, che superano i 750 gradi Celsius, alimentano le fiamme con una violenza inaudita.La situazione è aggravata dall’abbandono che affligge molte aree rurali. La mancanza di manutenzione, l’accumulo di sterpaglie, residui agricoli e rifiuti, costituiscono un terreno fertile per il propagarsi degli incendi. I tubi degli impianti di irrigazione, spesso danneggiati e non mantenuti, diventano conduttori di fiamme, e i cumuli di scorie favoriscono la formazione di nubi tossiche che compromettono la qualità dell’aria e mettono a rischio la salute delle comunità locali.Le ripercussioni sull’agricoltura sono incalcolabili, ma vanno ben oltre i danni immediati. La perdita di ettari di uliveto produttivo, unita alla distruzione delle infrastrutture agricole, mina la sostenibilità del settore e compromette il futuro economico del Salento. L’immagine del territorio, un tempo sinonimo di bellezza e tradizione, è gravemente danneggiata, con conseguenze negative sul turismo, un’importante fonte di reddito per la regione.L’inefficienza burocratica rappresenta un ulteriore ostacolo. I ritardi negli espianti e reimpianti degli ulivi infetti, aggravati da procedure complesse e lente, contribuiscono a perpetuare un ciclo di degrado e vulnerabilità. L’azione, o meglio l’inazione, delle istituzioni amplifica l’impatto negativo della Xylella e degli incendi.Il costo di ogni rogo è elevatissimo. Oltre alle spese immediate per lo spegnimento e la bonifica, si sommano i costi a lungo termine per la ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici, stimati in oltre diecimila euro per ettaro. La tendenza alla tropicalizzazione del clima, con temperature in costante aumento – come evidenziato dal sistema meteorologico europeo Copernicus, che registra aumenti di 0,69 gradi superiori alla media 1991-2020 e di 1,57 gradi rispetto al livello preindustriale – rende il Salento sempre più vulnerabile a questo tipo di calamità. L’emergenza incendi non è solo un problema contingente, ma una sfida strutturale che richiede un approccio integrato e sostenibile, che coinvolga istituzioni, agricoltori, comunità locali e ricercatori. È necessario non solo spegnere gli incendi, ma anche prevenire le cause che li alimentano, attraverso la gestione attiva del territorio, il sostegno all’agricoltura sostenibile e la promozione di una cultura della prevenzione e della responsabilità ambientale.
Salento in fiamme: emergenza incendi e futuro a rischio.
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