sabato 9 Agosto 2025
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Comune di Bari

San Marco in Lamis, dieci anni dopo: memoria, impegno e speranza.

Il ricordo dell’atroce strage di San Marco in Lamis, che dieci anni fa strappò alla vita dei fratelli agricoltori Luigi e Aurelio Luciani, insieme al cognato Matteo De Palma, è un monito che trascende il singolo evento, proiettandosi come un faro sulla complessa realtà delle mafie e sulla necessità imperativa di una risposta collettiva e duratura.
La vicinanza ai familiari delle vittime non rappresenta un mero gesto di compassione, ma un atto di responsabilità civile, un impegno solenne a trasformare il dolore in motore di cambiamento profondo.
Come ammoniva don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e Abele, la speranza di una società più giusta e sicura non può limitarsi a cerimonie commemorative o a ondate di indignazione passeggera.
Essa richiede un investimento costante di energie, una presenza attiva e consapevole che contrasti l’insidiosa deriva della normalizzazione del crimine organizzato.

L’aria che si respira, purtroppo, suggerisce un’eccessiva superficialità nell’affrontare il fenomeno mafioso, una tendenza a minimizzare la sua portata e a relegarlo a una questione periferica.
Il lavoro svolto dalle forze dell’ordine e dalla magistratura, pur lodevole e significativo, non è sufficiente a sradicare un male così radicato.

Le mafie sono entità dinamiche, capaci di adattarsi e rigenerarsi, alimentate da un codice d’onore perverso che impone la resilienza e la perpetuazione del potere.
La loro capacità di reinventarsi rappresenta una sfida costante, che richiede un approccio multidisciplinare e un impegno capillare a livello sociale, economico e culturale.

L’indifferenza, quell’ombra insidiosa che si allunga sui nostri comportamenti e sulle nostre scelte, è il terreno fertile in cui le mafie prosperano.
Essa alimenta la paura, la rassegnazione e la convinzione che il cambiamento sia impossibile.
Per contrastarla, è necessario risvegliare la coscienza civile, promuovere la partecipazione attiva e rafforzare il senso di appartenenza alla comunità.

La “rigenerazione”, intesa come capacità di rinnovamento e di resilienza, non deve essere prerogativa esclusiva delle organizzazioni criminali.
Tocca a noi, cittadini, movimenti, associazioni, abbracciare questo principio, assumendoci la responsabilità di costruire un futuro più giusto e solidale.

Questo significa educare alle differenze, promuovere la legalità, sostenere le imprese oneste e contrastare ogni forma di ingiustizia e di sfruttamento.
Significa, in definitiva, riscoprire il valore della memoria, per non dimenticare le vittime e per non permettere che la loro sofferenza sia vana.
La memoria non è solo ricordo, ma è anche impegno, è responsabilità, è speranza.

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