L’emergenza idrica che affligge San Nicola, fulcro storico e vibrante cuore dell’arcipelago delle Isole Tremiti, si configura come una profonda ferita per un territorio fragile e cruciale per l’economia regionale.
La rottura della condotta sottomarina, avvenuta il 12 agosto, ha interrotto bruscamente l’approvvigionamento di acqua potabile, catapultando l’isola in una situazione di grave disagio, particolarmente impattante in prossimità delle festività agostane, periodo di massima affluenza turistica.
La sindaca Annalisa Lisci, con un misto di frustrazione e preoccupazione, sottolinea l’inaccettabilità di un evento simile nel 2025, evidenziando una lacuna strutturale che mette a rischio la sostenibilità di San Nicola.
La mancata realizzazione di una condotta alternativa, una richiesta esplicita e reiterata all’acquedotto pugliese, si rivela ora una carenza critica, esposta alla mercé di imprevisti che compromettono la qualità della vita e l’immagine dell’arcipelago.
Le conseguenze di questa emergenza si ripercuotono a catena su tutti i livelli.
Le attività commerciali, pilastro dell’economia locale, versano in condizioni di grave difficoltà, subendo perdite economiche di proporzioni incalcolabili.
La carenza idrica paralizza i servizi igienici, rendendo difficoltoso l’accoglienza di un flusso turistico quotidiano che oscilla tra i duemila e i tremila visitatori, innalzando il rischio di un impatto negativo sulla reputazione dell’isola.
Anche la popolazione residente, composta da circa 600-700 individui, si trova ad affrontare una situazione di estrema precarietà, privata di un bene primario come l’acqua, essenziale per la sopravvivenza e la dignità umana.
La sindaca Lisci, animata da un profondo senso di responsabilità verso la comunità, ha attivato immediatamente un’azione di richiamo urgente alle istituzioni competenti, indirizzando comunicazioni al gestore dell’acquedotto pugliese, al prefetto, al presidente della Regione Puglia e all’Autorità Idrica Pugliese (AIP).
La gravità della situazione è amplificata dal fatto che San Nicola rappresenta l’unica isola della regione, un baluardo di biodiversità e cultura che non può essere lasciato in balia di un’emergenza di tale portata.
La vicenda solleva interrogativi profondi sulla pianificazione strategica delle infrastrutture, sulla resilienza delle comunità insulari e sulla necessità di investimenti mirati per garantire la sicurezza idrica in un contesto sempre più vulnerabile agli effetti dei cambiamenti climatici e agli eventi estremi.
L’episodio si configura come un campanello d’allarme che richiede risposte immediate e soluzioni strutturali per scongiurare il ripetersi di simili disagi e tutelare il futuro di San Nicola e dell’intero arcipelago delle Tremiti.