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martedì 4 Novembre 2025

San Severo, carcere sotto pressione: allarme droga e cellulari

All’interno del carcere di San Severo, nel foggiano, si è verificata una situazione allarmante che mette a nudo le fragilità di un sistema penitenziario sotto pressione.
I recenti sequestri di telefoni cellulari e sostanze stupefacenti, avvenuti rispettivamente il 27 e il 30 ottobre, sono solo la punta dell’iceberg di una dinamica più complessa.

Le cifre fornite dal segretario del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (Sappe), Federico Pilagatti, dipingono un quadro preoccupante: negli ultimi due mesi, sono stati confiscati dieci smartphone e quasi un chilo e mezzo di droga, tra hashish e cocaina.
Questi ritrovamenti non sono un fenomeno isolato, ma si inseriscono in un contesto di crescente preoccupazione per la capacità di controllo all’interno delle strutture carcerarie.
La carenza cronica di personale, un problema atavico a San Severo, acuisce le difficoltà nel garantire la sicurezza e nel prevenire attività illecite.

Nonostante ciò, il personale di polizia penitenziaria presente, con dedizione e professionalità, si impegna a contrastare la criminalità organizzata che mira a trasformare il carcere in un centro di spaccio e di comunicazione illegale, replicando scenari già verificatisi in altri istituti penali.
La situazione attuale, tuttavia, sta mettendo a dura prova la resilienza del personale.
Le ore di lavoro straordinario, imposte dalla carenza organica e dall’intensità delle attività di controllo, stanno erodendo i diritti del personale, negando loro riposi e momenti di pausa previsti dalla normativa e dai contratti di lavoro.

L’impegno straordinario, pur encomiabile, non può essere sostenibile nel tempo senza compromettere la salute e il benessere dei dipendenti, e di conseguenza la loro efficacia nel contrasto alla criminalità.
La presenza di tecnologie sempre più sofisticate, come i droni, rappresenta una sfida ulteriore.
Questi dispositivi, utilizzati per introdurre materiali proibiti all’interno del carcere, testimoniano la capacità di adattamento e la determinazione della criminalità organizzata.

Per arginare questo fenomeno e garantire la sicurezza dell’istituto, si rende urgente un intervento mirato da parte dell’amministrazione penitenziaria.

L’invio di almeno venticinque unità di personale di polizia penitenziaria non è solo una necessità operativa, ma anche un imperativo morale.
Rafforzare gli organici non significa semplicemente aumentare il numero di agenti, ma anche ripristinare un ambiente di lavoro dignitoso, in cui il personale possa esercitare pienamente i propri diritti e svolgere il proprio lavoro in sicurezza, preservando l’efficacia del sistema penitenziario e riducendo al minimo il rischio di infiltrazioni criminali.
L’auspicio è che questa situazione venga affrontata con la necessaria urgenza e con una visione strategica che tenga conto delle esigenze del personale e della complessità del contesto penitenziario.

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