Un corteo silenzioso di volti, nomi e ruoli professionali incornicia l’accesso al Policlinico di Bari, un muretto contro il silenzio.
Medici, infermieri, tecnici di laboratorio, autisti di ambulanze palestinesi, ancora prigionieri in Israele, diventano simboli tangibili di una crisi umanitaria che si estende ben oltre i confini della Striscia di Gaza.
Questa installazione, un atto di contestazione pacifica, è il cuore di una più ampia mobilitazione che coinvolge la comunità medica italiana e internazionale, in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti Umani.
L’iniziativa, promossa dalla Rete digiuno Gaza e Sanitari per Gaza, si replica in 60 ospedali italiani e si propaga in sei nazioni europee e negli Stati Uniti, abbracciando nove organizzazioni di professionisti sanitari.
Non si tratta di un mero gesto di solidarietà, ma di una denuncia precisa: la sistematica e deliberata erosione del sistema sanitario palestinese, un crimine contro l’umanità che viola palesemente il diritto internazionale.
La dottoressa Giusi Del Iaco, voce portante dell’iniziativa, sottolinea la gravità della situazione.
I 40 operatori sanitari ancora detenuti rappresentano una ferita aperta, un monito costante delle conseguenze della guerra.
Il numero di vittime, un tragico 1.700 in soli due anni, configura una vera e propria strage, un record macabro per la categoria che evidenzia la vulnerabilità degli operatori umanitari in zone di conflitto.
Questa perdita non è solo una catastrofe individuale, ma un impoverimento inestimabile per l’intera comunità palestinese, che si ritrova privata di risorse vitali per la propria sopravvivenza.
All’interno del Policlinico, medici, studenti e specializzandi condividono un senso di urgenza e responsabilità.
Un flashmob, aperto a tutti i cittadini, animerà il pomeriggio, intensificando il messaggio di protesta.
La lettura dei nomi dei detenuti, accompagnata da un minuto di silenzio e interventi di figure di spicco della città, creerà un momento di riflessione collettiva.
L’iniziativa non si limita alla denuncia, ma si proietta verso la solidarietà concreta.
Viene lanciata una raccolta fondi a sostegno della clinica di Emergency ad Al Qarara, un’oasi di speranza in un territorio martoriato.
La testimonianza diretta di Khaled Alser, chirurgo del Nasser hospital rilasciato dopo mesi di prigionia ingiusta, offrirà un resoconto toccante delle condizioni disumane a cui sono sottoposti i sanitari palestinesi.
Una diretta con gli altri ospedali coinvolti nell’iniziativa amplificherà la portata della protesta, creando un coro di voci unite in un grido di giustizia e umanità.
Il corteo di volti diventa così un mosaico di impegno, un appello urgente a non dimenticare, a non rimanere indifferenti, a costruire un futuro in cui l’accesso alle cure mediche sia un diritto inalienabile, non un privilegio negato.






