L’inchiesta sulla tragica morte del brigadiere capo dei Carabinieri Carlo Legrottaglie ha subito un’importante svolta con il ritrovamento e sequestro di una Beretta calibro 9×21, presumibilmente l’arma utilizzata per compiere l’omicidio. La pistola, priva di matricola, è stata recuperata nelle campagne di Grottaglie, teatro del conflitto a fuoco che ha visto la perdita della vita di Michele Mastropietro, pregiudicato con una lunga storia di precedenti penali.Camillo Gianattasio, l’uomo che si trovava in compagnia di Mastropietro al momento del tragico evento, è attualmente detenuto e interrogato dal giudice per le indagini preliminari Francesco Maccagnano. Gianattasio, incensurato fino a questo momento, ha esercitato il diritto di rimanere in silenzio durante l’interrogatorio di convalida, formalizzando così la sua posizione processuale. Le accuse a suo carico si concentrano sulla detenzione e ricettazione di armi e munizioni, mentre la Procura di Brindisi mantiene la competenza per l’indagine sull’omicidio del brigadiere.Il Comando Provinciale dei Carabinieri di Taranto ha precisato che l’arma rinvenuta in possesso di Mastropietro è una Beretta 98/FS, modello semiautomatico, anch’essa con matricola asportata, sollevando interrogativi sulla sua origine e sul possibile suo utilizzo in precedenti episodi criminali.Le perquisizioni effettuate presso l’abitazione e l’attività commerciale (una ferramenta) riconducibili a Gianattasio hanno portato alla luce un vero e proprio arsenale. Gli investigatori hanno sequestrato una quantità impressionante di materiale: quattro pistole semiautomatiche, anch’esse con matricole cancellate, due revolver, un fucile a canne mozze e un considerevole quantitativo di munizioni di vari calibri, tra cui il 9×21, il .38 Special e il 12. La scoperta di silenziatori artigianali, targhe di veicoli, cappucci, passamontagna, guanti, diversi telefoni cellulari e strumenti specifici per la manutenzione e la modifica delle armi suggerisce un’organizzazione complessa e una preparazione accurata.Le indagini si estendono ora alla ricostruzione della rete di relazioni di Gianattasio, al fine di stabilire l’eventuale coinvolgimento in strutture criminali di più ampio respiro e di comprendere il ruolo di Mastropietro e Gianattasio all’interno di un contesto criminale più vasto. L’attenzione delle forze dell’ordine è focalizzata sull’individuazione di eventuali complici e sull’accertamento delle fonti di approvvigionamento dell’arsenale rinvenuto, in un’ottica di contrasto alla criminalità organizzata e alla proliferazione illegale di armi. L’obiettivo primario è quello di fare luce sulle dinamiche che hanno portato alla morte del brigadiere Legrottaglie e di smantellare le reti criminali che operano nel territorio.
Svolta nell’indagine sulla morte del brigadiere: scoperta un arsenale
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