L’ennesimo, inquietante episodio di prevaricazione mafiosa si è verificato nel contesto del tessuto criminale barese, manifestandosi in una richiesta estorsiva particolarmente effrondata e pianificata.
Vito Tanzi, figura legata al clan Strisciuglio, organizzazione criminale operante nel barese e nota per la sua attività estorsiva e violenta, è stato nuovamente colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dalla Distanza Procura della Repubblica di Bari (DDA) e prontamente eseguita dalla locale squadra mobile.
L’indagine, innescata da una dettagliata denuncia presentata dalla vittima, ha portato alla luce un tentativo di estorsione aggravato dalle modalità mafiose, perpetrato direttamente dal carcere, dove Tanzi è attualmente detenuto.
La richiesta estorsiva, quantificata in ventimila euro, si configurava come una forma di “risarcimento” per la detenzione subita.
Questa richiesta, tuttavia, andava ben oltre la mera pretesa economica; si trattava di un tentativo di esercitare pressione psicologica e controllo sul figlio della vittima, con minacce velate di ritorsioni fisiche in caso di mancato adempimento.
La dinamica si è sviluppata attraverso una videochiamata, un canale di comunicazione che, sempre più frequentemente, viene sfruttato dalle organizzazioni criminali per perpetrare attività illecite, aggirando i controlli e mantenendo un certo livello di distanza fisica dai propri complici.
Il tono utilizzato da Tanzi durante la chiamata è descritto come “deciso e minaccioso”, delineando chiaramente la gravità della situazione e l’intento intimidatorio dell’azione.
La vittima si è sentito direttamente sotto una pressione inaccettabile, consapevole del rischio che avrebbe corso il figlio in caso di rifiuto.
L’episodio evidenzia come, anche dietro le mura carcerarie, i legami tra i detenuti e le dinamiche criminali esterne rimangano attivi e pericolosi.
La perquisizione effettuata nella cella di Tanzi durante la notifica della nuova ordinanza ha permesso il rinvenimento di un cellulare non autorizzato, uno strumento cruciale per la perpetrazione di attività illegali.
Questo ritrovamento indica un sistema organizzato di comunicazione clandestina e pone ulteriori interrogativi sull’efficacia dei controlli all’interno dell’istituto penitenziario.
L’ordinanza di custodia cautelare disposta dalla DDA di Bari, oltre a rappresentare una risposta immediata all’azione estorsiva, si configura come un segnale forte contro la capacità di inquinamento del territorio da parte delle organizzazioni criminali, anche quando queste operano da dietro le sbarre.
L’approfondimento delle indagini, focalizzato sull’analisi del cellulare rinvenuto e sulle comunicazioni intercorse, mira a ricostruire la rete di complici e a svelare l’intera operazione estorsiva, con l’obiettivo di smantellare definitivamente il sistema di supporto al detenuto e a tutelare la sicurezza della vittima e del figlio.
L’episodio sottolinea la necessità di rafforzare la vigilanza e i controlli all’interno degli istituti penitenziari, contrastando con fermezza qualsiasi forma di attività illecita e preservando l’effettiva funzione riabilitativa della pena.






