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mercoledì 5 Novembre 2025

Taranto contro la *SeaSalvia*: solidarietà Palestina e lotta locale

Il porto di Taranto, crocevia di interessi economici globali e ferite territoriali profonde, è nuovamente teatro di mobilitazione.
Il movimento “Taranto per la Palestina”, unitario e determinato, ha organizzato sit-in e azioni di sensibilizzazione mirate a contrastare l’approdo della nave mercantile *SeaSalvia*, un evento che incarna, secondo i manifestanti, la drammatica convergenza tra sfruttamento coloniale in Palestina e saccheggio ambientale nel territorio tarantino.

La vicenda della *SeaSalvia* affonda le sue radici in un precedente episodio del 26 settembre, quando l’imbarcazione, già oggetto di intense proteste, ottenne l’autorizzazione a caricare un consistente quantitativo di greggio – circa trenta mila tonnellate – destinato, secondo le denunce di sindacati e associazioni locali, a rifornire l’aviazione militare israeliana, impegnata in operazioni belliche contro la popolazione palestinese.
La successiva sosta in Egitto non ha sciolto le preoccupazioni, anzi, ha alimentato il sospetto che il carico di petrolio, e la logica che lo sottende, stiano per riproporsi.

Il movimento “Taranto per la Palestina” intende dunque smascherare un sistema che, a suo avviso, si avvale della vulnerabilità di territori marginalizzati come Taranto per alimentare conflitti e interessi economici distanti.
La scelta del porto di Taranto non è casuale: la città, da decenni afflitta dalle conseguenze devastanti della presenza dell’industria siderurgica, è un simbolo di un modello di sviluppo predatorio che antepone il profitto alla salute e all’ambiente.

La comunità locale è costretta a convivere con alti livelli di inquinamento, malattie correlate e un senso di impotenza di fronte a decisioni prese altrove.
L’azione di ieri, con il sit-in davanti all’ingresso est del porto, è stata percepita dai manifestanti come un atto di disobbedienza civile, una risposta a una realtà che tenta di rimanere nascosta.
Nonostante le restrizioni imposte dalla Capitaneria di Porto e dalle autorità comunali, il collettivo pro Palestina e i Cobas hanno voluto denunciare pubblicamente la complicità, a loro dire, di istituzioni e operatori economici che permettono l’attracco della *SeaSalvia*.

La nave non è vista come un semplice mezzo di trasporto, ma come un emblema di un sistema che perpetua lo sfruttamento coloniale e aggrava le disuguaglianze globali.
Il movimento sottolinea che l’accoglienza della *SeaSalvia* rende Taranto complice di dinamiche di potere e di sfruttamento che hanno conseguenze dirette sulla vita delle persone in Palestina.
La resistenza, quindi, non è solo una questione di solidarietà internazionale, ma anche di autodeterminazione e di rivendicazione dei diritti fondamentali.
Rompere la catena di complicità, secondo i manifestanti, è il primo passo per costruire un futuro più giusto e sostenibile, in cui la dignità umana e la salvaguardia dell’ambiente siano al centro di ogni decisione.

La battaglia per Taranto è, in ultima analisi, una battaglia per la Palestina e per un mondo diverso.

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