domenica 28 Settembre 2025
17.9 C
Comune di Bari

Taranto: Protesta contro Eni, Greggio e Accuse di Complicità

Davanti agli impianti della raffineria Eni a Taranto, una mobilitazione di attivisti ha espresso la propria indignazione per l’approdo della nave cisterna Seasalvia, suscitando un acceso dibattito e una protesta che trascende i confini locali.

L’evento non è un episodio isolato, ma l’ultimo tassello di una crescente ondata di scontento, culminata precedentemente con un corteo di solidarietà al popolo palestinese a Grottaglie, segnando una chiara presa di posizione contro le implicazioni geopolitiche delle attività commerciali.
Le accuse formulate da sindacati e associazioni ambientaliste denunciano un percorso commerciale potenzialmente destinato a rifornire l’aviazione militare israeliana, sollevando questioni etiche e di responsabilità che coinvolgono Eni e l’intera filiera energetica.
La presunta destinazione del carico di greggio alimenta il timore di una complicità, per quanto indiretta, in un conflitto caratterizzato da gravi violazioni dei diritti umani.

La decisione della nave di proseguire poi verso Port Said, in Egitto, non ha placato la protesta, anzi, ha rafforzato la determinazione degli attivisti.
USB, attraverso una nota ufficiale, ha sottolineato come il presidio rappresenti una continuazione della battaglia intrapresa in risposta alla volontà popolare, espressa sempre più chiaramente, di rifiutare qualsiasi forma di coinvolgimento in dinamiche belliche e di oppressione.

Il braccio di forza con Eni, ora in corso, non si configura semplicemente come una disputa tra attivisti e un’azienda, ma come un confronto più ampio tra interessi economici globali e valori di giustizia sociale e responsabilità ambientale.

La mobilitazione a Taranto incarna la crescente consapevolezza di come le decisioni aziendali, anche quelle apparentemente marginali, possano avere ripercussioni profonde e dirette su popolazioni vulnerabili.

Si tratta di un appello a una maggiore trasparenza e a una revisione delle politiche commerciali, affinché queste siano guidate da principi di pace, sostenibilità e rispetto dei diritti fondamentali.
Il presidio rappresenta un monito a non permettere che il profitto commerciale prevalga sulla dignità umana e sulla necessità di un futuro più equo e pacifico per tutti.
La vicenda solleva interrogativi cruciali sul ruolo delle aziende multinazionali nel contesto di conflitti internazionali e sulla responsabilità collettiva di garantire che le attività economiche siano allineate con i valori etici e i diritti umani.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -