mercoledì, 2 Luglio 2025
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Taranto, Sit-in dei Lavoratori PNRR: Preoccupazione per la Scadenza

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Questa mattina a Taranto, un sit-in acceso ha visto protagonisti i lavoratori assunti con fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) all’interno degli uffici giudiziari, un segnale di profonda preoccupazione in vista della scadenza contrattuale fissata al 30 giugno 2026. Centoquarantanove sono le figure precarie coinvolte nella città ionica, un numero significativo che comprende funzionari, tecnici specializzati e operatori di data entry, il cui contributo è diventato imprescindibile per il corretto funzionamento del sistema giudiziario locale. L’iniziativa è stata promossa con forza da Fp Cgil e Uil Pa, che la presentano come una rivendicazione di giustizia sociale e un monito all’attenzione dovuta all’efficienza del servizio alla collettività.L’azione di protesta si è svolta in un clima di crescente tensione, acuita dalla consapevolezza del delicato equilibrio che rischia di essere compromesso dalla scadenza dei finanziamenti PNRR. In risposta all’emergenza, la Presidente del Tribunale di Taranto, Rosa Anna Depalo, e la Dirigente Amministrativa Antonella Manicone hanno indirizzato una comunicazione urgente al Ministero della Giustizia, esprimendo l’auspicio che si trovi una soluzione duratura per evitare la dismissione dell’Ufficio per il Processo. La missiva sottolinea con enfasi la condivisione dei magistrati del Tribunale, che vedono nella stabilizzazione del personale un fattore cruciale per il mantenimento della struttura e delle competenze acquisite.L’Ufficio per il Processo, nato come risposta all’esigenza di ottimizzare i flussi di lavoro e accelerare i tempi della giustizia, ha introdotto metodologie innovative e procedure semplificate, divenendo, di fatto, parte integrante del sistema operativo del Tribunale. La sua eliminazione comporterebbe non solo la perdita di un know-how specializzato, ma anche un regresso nell’erogazione del servizio giustizia, con ripercussioni tangibili per i cittadini e per l’intero sistema.Le critiche sindacali si concentrano sul piano governativo, percepito come insufficiente e penalizzante. La previsione di stabilizzare solo 3.000 unità su un bacino di 12.000 lavoratori precari, senza una reale allocazione di risorse adeguate, rischia di innescare una spirale di instabilità e di compromettere la continuità operativa degli uffici giudiziari. A ciò si aggiunge la questione del contratto integrativo, fermo da quindici anni, un aggravio che limita ulteriormente le possibilità di garantire condizioni di lavoro dignitose e di valorizzare il personale. Il sit-in rappresenta, quindi, un appello urgente a una revisione delle politiche del lavoro nel settore giustizia, con l’obiettivo di superare la precarietà e di investire nel capitale umano come pilastro fondamentale per la riforma della giustizia stessa.

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