A Taranto, la mobilitazione studentesca ha assunto i contorni di una vibrante espressione di disagio e rivendicazione, confluendo in uno sciopero nazionale volto a difendere il diritto allo studio e a contestare le scelte programmatiche delineate dalla recente legge di bilancio.
Il corteo, con un simbolico punto di partenza dall’imponente Arsenale militare – testimonianza di priorità nazionali discordanti – ha incrociato le arterie cittadine fino a depositarsi in Piazza della Vittoria, un luogo emblematico di speranza e futuro.
La partecipazione è stata massiccia, coinvolgendo non solo gli studenti delle scuole superiori della città, ma anche quelli provenienti da diverse aree della provincia e una significativa rappresentanza universitaria, affiancati dal sostegno della Cgil, con i suoi organismi confederali e la categoria Flc.
I cartelli sbandierati, veri e propri manifesti di un’intera generazione, urlavano slogan come “Non fermerete il vento”, una metafora potente della resilienza e della determinazione giovanile, “Contro la scuola di Valditara”, chiaro riferimento alle riforme proposte, “La scuola non deve rovinare la nostra salute mentale”, un grido d’aiuto che denuncia il peso emotivo del sistema scolastico attuale, e “Basta tagliarci il futuro”, un monito severo nei confronti di politiche percepite come distruttive.
Riccardo Maggio, esponente della Rete degli Studenti Medi, ha messo in luce l’assurdità di una situazione in cui i finanziamenti destinati all’istruzione pubblica sono costantemente erosi, con una drammatica inversione di priorità: risorse che dovrebbero nutrire il sapere e supportare lo sviluppo umano vengono deviate a spese militari.
Questa scelta, oltre ad essere eticamente discutibile, si traduce in una serie di conseguenze dirette sulla qualità dell’offerta formativa, limitando l’accesso a risorse fondamentali come la manutenzione degli edifici scolastici, i percorsi di supporto psicologico – sempre più necessari in un’epoca di crescenti pressioni – e un adeguato sistema di trasporti.
La denuncia si fa ancora più incisiva quando si considera che le famiglie, già gravate da un costo elevato per il materiale didattico, si trovano a dover sopportare le conseguenze di scuole che si deteriorano progressivamente, costringendo studenti a frequentare lezioni in strutture obsolete e carenti di manutenzione.
Giovanni D’Arcangelo, segretario generale della Cgil, ha sottolineato l’importanza cruciale di questa mobilitazione nel riaffermare il concetto di una scuola pubblica autentica, inclusiva e di qualità.
La protesta degli studenti si unisce alla battaglia dei docenti e del personale ATA, che rivendicano un contratto nazionale più equo, capace di riconoscere non solo la professionalità e l’impegno profuso, ma anche il recupero del potere d’acquisto e una rivalutazione salariale.
Questa convergenza di istanze è un preludio e un rafforzamento dello sciopero generale indetto dalla Cgil per il 12 dicembre, un segnale chiaro della determinazione sindacale a difendere il diritto al lavoro, alla dignità e all’istruzione come pilastri fondamentali di una società giusta e prospera.
La mobilitazione di Taranto, pertanto, si configura come un tassello importante di un fronte più ampio, volto a contrastare politiche miopi e a costruire un futuro in cui l’investimento sull’istruzione e sul benessere dei giovani rappresenti una priorità imprescindibile.







