martedì, 24 Giugno 2025
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Torremaggiore, sentenza attesa: il panettiere Malaj verso il verdetto

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La comunità di Torremaggiore, nel Foggiano, attende con angoscia la sentenza del processo a carico di Taulant Malaj, il panettiere albanese di 47 anni accusato di un drammatico episodio di violenza avvenuto il 7 maggio 2023. L’imputato è accusato di duplice omicidio volontario e tentato omicidio, aggravati da una serie di circostanze che ne amplificano la gravità. Il tragico evento vide la perdita della giovane Jessica, figlia del panettiere, 16 anni, e del vicino di casa Massimo De Santis, entrambi vittime di un’aggressione a coltellate. La madre di Jessica, Tefta Malaj, riportò ferite gravi, tentata vittima della stessa furia omicida. Jessica, nel tentativo disperato di proteggere la madre, perse la vita.Il processo, iniziato il 22 marzo 2024 dinanzi alla Corte d’Assise di Foggia, si è articolato in un lungo iter processuale, segnato da un’analisi approfondita delle dinamiche e delle motivazioni alla base del gesto. La richiesta di rito abbreviato presentata dalla difesa è stata dichiarata inammissibile dal giudice per le indagini preliminari, che ha altresì respinto una questione di legittimità costituzionale sollevata in merito ad alcune norme processuali. Un numero significativo di testimonianze, ben trentadue in totale, e quindici udienze dibattimentali hanno contribuito a delineare il quadro degli eventi.Il pubblico ministero ha formulato una richiesta di condanna all’ergastolo, con pena accessoria di isolamento diurno di un anno e sei mesi, una misura che riflette la gravità del crimine e la necessità di garantire la sicurezza pubblica. La difesa, nel tentativo di attenuare la responsabilità dell’imputato, ha avanzato una tesi di infermità mentale, attribuendo il gesto a un disturbo del sonno di origine sconosciuta. Questa interpretazione, tuttavia, ha trovato forte resistenza nella controparte.L’avvocato Roberto De Rossi, legale di Tefta Malaj, ha espresso forte dissenso rispetto a tale ipotesi difensiva, sottolineando l’assenza di una storia clinica che supporti la presenza di una patologia psichiatrica. L’avvocato ha inoltre evidenziato come i comportamenti messi in atto dall’imputato immediatamente dopo il tragico evento dimostrino una piena capacità di intendere e di volere, escludendo la possibilità di una compromissione cognitiva. A supporto di questa tesi, si è rilevante la testimonianza del dottor Luigi Esposto, psichiatra forense, che ha visitato Malaj in carcere e ha escluso categoricamente la presenza di disturbi psichiatrici rilevanti.La prospettiva di una patologia mentale, dunque, appare infondata, rafforzando la convinzione che Malaj abbia agito con premeditazione e piena consapevolezza delle proprie azioni. In questo contesto, l’avvocato De Rossi ha ribadito la piena condivisione della richiesta di pena avanzata dal pubblico ministero, sottolineando la sussistenza di tutte le aggravanti contestate, che contribuiscono ad inasprire la responsabilità penale dell’imputato. La sentenza, attesa per il 27 giugno, rappresenta un momento cruciale per la giustizia e per la comunità di Torremaggiore, chiamata a fare i conti con una ferita profonda e a cercare un percorso di ricostruzione.

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