La vicenda che ha scosso la comunità di Trani si è conclusa con una sentenza severa: Luigi Leonetti, 51 anni, è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise, per l’omicidio della moglie, Vincenza Angrisano, 42 anni.
Un dramma familiare consumatosi il 28 novembre di due anni fa, un evento che ha lasciato un segno profondo nel tessuto sociale e che ora si chiude con una condanna che riflette la gravità delle accuse e la sofferenza delle persone coinvolte.
La ricostruzione dei fatti, accuratamente delineata dalle indagini dei Carabinieri, sotto la direzione della Procura di Trani, rivela una spirale di violenza e un rapporto conflittuale, culminati in un atto irreparabile.
Leonetti, già detenuto, ha confessato l’omicidio, un riconoscimento di colpevolezza che, tuttavia, non attenua il dolore e la perdita subita dai familiari di Vincenza e dalla comunità intera.
L’accusa aveva richiesto una pena esemplare, l’ergastolo con isolamento diurno per sei mesi, una misura volta a garantire la sicurezza pubblica e a sottolineare la natura efferata del reato commesso.
La sentenza pronunciata dalla Corte d’Assise, pur nella sua severità, si pone come risposta a un crimine che ha travalicato i confini della sfera privata, ferendo profondamente il senso di sicurezza e giustizia.
Oltre all’accusa di omicidio aggravato, contestata per aver agito per futili motivi – una decisione di Vincenza di interrompere la relazione – e con premeditazione, in presenza dei figli minori, di sei e dodici anni, Leonetti è accusato anche di maltrattamenti in famiglia e lesioni colpose, indicando un quadro di comportamenti violenti protrattisi nel tempo.
La presenza dei figli, testimoni involontari di un atto così terribile, costituisce un elemento particolarmente doloroso e traumatico, con implicazioni psicologiche potenzialmente devastanti per la loro crescita e il loro futuro.
La dinamica del delitto, secondo le indagini, si è sviluppata a seguito di un confronto acceso, durante il quale Vincenza avrebbe comunicato al marito la sua intenzione di porre fine alla relazione.
Questa decisione, apparentemente banale, sembra aver innescato una reazione violenta e incontrollabile da parte di Leonetti, sfociata in una drammatica escalation di violenza che ha portato alla morte della donna.
I fendenti inferti, concentrati al torace e all’addome, testimoniano una deliberata volontà di arrecare danno, un’azione che ha privato Vincenza della sua vita e ha lasciato un vuoto incolmabile nei cuori dei suoi cari.
L’avvocato Savino Arbore, difensore di Leonetti, ha dichiarato l’intenzione di presentare appello contro la sentenza, attendendo le motivazioni che ne hanno determinato l’emissione.
La decisione di appellarsi rappresenta un diritto fondamentale nel sistema giudiziario italiano, e consente di esaminare più approfonditamente le circostanze del caso e la corretta applicazione della legge.
Nel frattempo, la comunità di Trani resta sgomenta e si interroga sulle cause profonde di una tragedia che ha lacerato il tessuto sociale e riacceso il dibattito sulla violenza domestica e sulla necessità di prevenire e contrastare ogni forma di abuso.